Simone Verdi spalanca la finestra su Napoli-Juventus al cospetto di duecento studenti-tifosi, mischiati a professori e giornalisti. Sono tutti radunati nell’aula Nicola Cilento dell’Università degli Studi di Salerno in occasione del convegno «Sport-Educazione, storie, valori e testimonianze».
«Se vinciamo, riapriamo il campionato».
Un corsista d’ingegneria, dribblando pretattica e scaramanzia, accende la miccia della vigilia. Alza la mano e pronostica: «Verdi primo marcatore».
Poi chiede all’attaccante del Napoli di pronunciarsi sugli obiettivi, sul rapporto con l’allenatore. «Dobbiamo assolutamente vincere contro la Juventus per accorciare le distanze. Non è ancora finita. Se vinciamo, costruiamo una possibilità di rimonta. Dopo, però, non dipenderà soltanto da noi, perché la Juventus dovrà commettere altri passi falsi. Siamo in corsa anche sul fronte Europa League: ad inizio stagione il nostro obiettivo era conquistare almeno un titolo, un trofeo».
Al passaggio del turno ha contribuito anche lui, realizzando contro lo Zurigo, nella gara di ritorno, il gol del provvisorio 1-0, su assist di Ounas. «Era il mio primo sigillo in Europa e la prima volta non si scorda mai. Ora aspettiamo lo stadio pieno e il boato contro la Juventus». Il pingpong con i tifosi ai quali confessa di voler a tutti i costi proseguire gli studi e diplomarsi – continua a proposito del rapporto con Ancelotti e del modulo tattico. «Insigne, il nostro capitano, gioca alle spalle di Milik. È il nostro simbolo, come lo è stato Hamsik, che ci manca tanto. Aspiro a ritornare titolare e lavoro ogni giorno per convincere Ancelotti, un tecnico equilibrato. È entrato in punta di piedi, non ha stravolto le idee di Sarri. Lavoro anche per ritornare in Nazionale. La mia marcia in più si chiama Laura, la mia fidanzata. È il mio opposto: io discreto, lei social».
Verdi non ha paura della cabala ma solo dell’ignoranza: «La maglia numero 9 era quella di Higuain ma non ci penso: era anche il mio numero a Bologna. Mi spaventa, invece, l’ignoranza dei razzisti. Koulibaly è stato aiutato da uno spogliatoio nel quale ci sono non solo compagni ma anche fratelli».Fonte: Il mattino