Carletto contro Max è un gioco di memorie tra allenatori. I due si sono incrociati poco, in carriera, appena tre volte. L’avventura napoletana di Allegri inizia con l’arrivo di Giovanni Galeone, scaraventato sulla panchina azzurra dopo le dimissioni di Carletto Mazzone. L’ex profeta chiese ai dirigenti del Napoli di acquistare un centrocampista. Non voleva Giannini, il Principe legato al predecessore, e fece ingaggiare il suo allievo Massimiliano Allegri, che esordì a Marassi (6-3 per la Sampdoria) e che alla fine avrebbe giocato in tutto appena 7 partite (nessuna vittoria e solo due pareggi: peraltro l’8 febbraio del 1998 contro l’Empoli giocò la sua ultima gara in serie A) in maglia azzurra nella infausta stagione della retrocessione della squadra in serie B con 14 punti. Carlo Ancelotti ha allenato la Juve dal 99 (in corsa, al posto di Lippi) al 2001: 144 punti conquistati, appena 11 sconfitte in campionato, un quinto e due secondi posti, il pomeriggio del diluvio di Perugia, una continua e insopportabile contestazione da parte degli ultrà bianconeri (Carletto si vendicherà poi a settembre scorso con quel: «I soliti cori. Mi consolerò guardando in bacheca la Champions del 2003»). Carlo Ancelotti non ha mai digerito il trattamento ricevuto dalla Juve che lo cacciò nonostante il contratto appena rinnovato. Gli appiccicarono addosso quel «perdente di successo» che lo accompagnò, in realtà, per poco. Perché proprio contro la Juve, nella finale di Manchester della Champions, il 28 maggio del 2003, alla guida del Milan, cominciò la sua carriera da vincente. Fonte: Il Mattino