Se il salotto in Tv è un covo di tifosi…Spalletti accusa Caressa per la moviola del «Club»

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Non si sa perché ma nel mondo del calcio ormai tutti si stanno abituando, presidenti e allenatori (oltre i tifosi), a pensare che i giornalisti siano nemici se solo non tifano per la loro squadra: perché mai deve essere così? Prendete Spalletti, il tecnico dell’Inter protagonista della grande gazzarra tv domenica sera a Sky Sport: «È chiara la cosa (che non era rigore, ndr), non c’è bisogno di fare una votazione in base a come si è tifosi». Già secondo la teoria dell’allenatore dell’Inter, il conduttore Fabio Caressa e gli altri ospiti se avessero avuto nel cuore i colori nerazzurri – e non quelli di altre squadre – avrebbero urlato al mondo che «no, è una vergogna, non era rigore, questa è una congiura contro il povero Luciano». Poiché, a suo dire, non tifano Inter, la logica discussione su quello che ha spinto l’arbitro a prendere la decisione (sbagliata) era legata alla propria fede annacquata. «Potrebbe essere che voleva coprirsi il volto? Potrebbe essere che gli è scivolata sul braccio? Avete detto quattro volte “potrebbe essere”: come potete? L’azione è chiara, non c’è bisogno di fare una votazione in base a come si è tifosi». I tifosi, a dire di Spalletti, sarebbero gli altri opinionisti presenti nello studio Sky, ovvero Ambrosini, Costacurta e Bergomi. La teoria del complotto anti-Inter portato avanti da Spalletti, in pratica si riassume così: essendo i primi due filo-milanisti ed essendo Fabio Caressa tifoso della Roma, ecco che tutti gridano urrà perché l’Inter frena nella corsa al terzo posto, obiettivo anche di Milan e Roma. Machiavellico, contorto, ma per Spalletti (non è l’unico, ahimé) sarebbe proprio questo il fattore scatenante la sua implosione. Poco importa che in studio ci sia Beppe Bergomi, bandiera dell’Inter: troppo poco per lenire la rabbia focosa del tecnico che non ha trovato l’unanime condanna che pretendeva. I salotti tv del calcio sono privi di opinionisti napoletani: anche la Domenica Sportiva ha come volti di ex calciatori quelli di Riccardo Ferri, Marco Tardelli e Antonio Di Gennaro. Nessuno ha il Napoli nel cuore. Conta qualcosa nella classifica finale della serie A? Neppure un poco. Ma conta per la bile dei tifosi-spettatori che ogni volta stanno a sbattersi perché non trovano chi è disposto a dare l’anima per la propria tesi. Magari anche sbagliata. Fonte: Il Mattino

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