C’è un Ancelotti, ora, che si è completamente immerso, secondo il Corriere dello Sport, e s’è pure perdutamente innamorato, in Napoli, nella sua gioiosa decodificazione dell’esistenza, nella sua immensa bellezza, assorbita dal panorama che gli offre ogni mattina e dall’espressioni linguistiche che servono come modello di riferimento: «Siamo una squadra che ha una identità e che sta sbagliando poche partite – Milano, in coppa Italia, sicuramente – e abbiamo calciatori giovani, che devono maturare. Alcuni sono arrivati quest’anno – Meret, Fabian Ruiz – e altri devono raggiungere il livello di affidabilità di Albiol, Allan, Callejon, Koulibaly. Io vorrei che il Napoli avesse la cazzimma, come si dice qui, che trasmette l’Atletico, una squadra che fa un calcio che mi piace, perché gioca bene e ti fa giocar male. Ha valori importanti: personalità, responsabilità dei singoli e del gruppo. Ecco, mi piacerebbe un Napoli così».
La Redazione