L’opinione di Cicco Marolda sul Corriere dello Sport sul momento del Napoli e sulle parole di Josè Mourinho al suo collega Carlo Ancelotti.
“Il signor Mou s’è schierato. Ora che ha tutto il tempo libero che vuole, può dedicarsi anche a ficcare il naso nei “tituli” degli altri. Ne ha pieno diritto, si capisce, ma poiché è anche uno che con il pallone ed i successi ha una certa confidenza, è inevitabile che il suo pensiero diventi immediatamente un manifesto. «Se sei una squadra da Champions e giochi l’Europa League, la devi vincere», ha detto raccontando del Napoli nel suo stile Special One. Cioè, senza girarci intorno. Senza scorciatoie. E così dicendo, ha interpretato pensieri e convinzioni d’una buona parte dei tifosi azzurri: quella che estremizza passioni, simpatie e anche antipatie e pensa che senza almeno un “titulo” questa prima stagione napoletana di Ancelotti sarebbe un fallimento. Fallimento: termine ingiusto e esagerato, visto che complessivamente questo Napoli passando agli ottavi dell’Europa League ha già fatto meglio di quello dell’ultima stagione, ma si sa: bisogna rispettare tutte le opinioni. Anche quelle che non condividi.
Però grazie don José. Comunque sia, giusto oppure no che sia, ha infatti chiarito al suo amico don Carlo che nonostante il suo nome sia una garanzia, a Napoli non sarebbe capita e sopportata un’altra brutta delusione. Non perché una vittoria, un trofeo importante sia dovuto dopo tanta attesa – questo nel calcio non esiste – , bensì perché la convinzione generale è che questo Napoli abbia i “titoli”, la forza, le capacità, le competenze per portare finalmente a casa un bel risultato. E non riuscirci manco questa volta sarebbe vissuto come l’ennesimo esercizio d’impotenza. Di resa. Di capitolazione. Ecco perché, con il campionato che continua ad essere una storia senza storia, una faccenda bianconera e basta, l’obiettivo non può essere che quest’ Europa League.
E fin qui tutto bene. Tutto regolare. Anche se una cosa resta tosta da capire, anzi, da digerire: se l’Europa League è l’imprescindibile condizione per santificare la stagione, perché, come è capitato ieri sera, trattarla con tanta supponenza? Perché sei cambi rispetto alla partita dell’andata e sette rispetto a quella col Torino di quattro giorni prima? Vabbè, alla fine ha ragione lui, don Carlo, ma fa comunque piacere pensare che sia l’ultima volta. Perché negli ottavi diventerà tutto più serio e più complicato. E perché, come dice anche il signor Mou, ora per il Napoli comincia un’altra storia. Vincente, perché no”.
La Redazione