Beppe Savoldi poteva diventare molto ricco: il Napoli, per prenderlo, tirò fuori 1,4 miliardi di lire e cedette al Bologna Rampanti e Clerici. Due miliardi in totale, cifra che non era mai stata spesa per un calciatore a quei tempi, al livello – per quanto sia complicata la proporzione – dei calciatori più forti del mondo di questi giorni. «Questo problema non mi tocca personalmente – disse con i baffi in primo piano poco dopo la cessione –, se mi venisse in tasca qualcosa di questa cifra allora potrei dir la mia». Però non c’erano ancora i procuratori e lui non usò alcun potere contrattuale: gli piaceva l’idea del Napoli, l’aveva chiamato un amico come Franco Janich, ds campano, e accettò, per rendersi conto solo molti anni dopo che avrebbe potuto approfittare meglio della sua fama (chiese circa 70 milioni, raccontano che la moglie disse: «Potevi chiedere di più»). Invece si arricchì il Bologna, che incassò la cifra sborsata da Ferlaino, e si arricchì pure il Napoli che, con i tifosi impazziti dall’idea di poter lottare davvero per lo scudetto, staccò 74.405 abbonamenti che alla cassa facevano 3 miliardi (300 milioni solo al primo giorno), più della somma spesa. Ma non si arricchì Savoldi, mister due miliardi. Fonte: CdS