Carlo Ancelotti s’è accorto d’essere nel bel mezzo di una diaspora: diciannove uomini, acciaccati compresi, e volti rimasti nell’ombra e nei ricordi, amici d’un tempo perduto o naufraghi del destino come Raul Albiol. Però si gioca e bisognerà farsene una ragione, inventarsi questa vita e pure quell’altra, pensare alla formazione di stasera ma anche al turn over per giovedì, industriarsi, chiacchierare con il medico, leggere nella coscienza dei diretti interessati, collegamenti con i propri muscoli e il proprio cervello. Diciannove uomini sono pochi ma bastano e forse avanzano per sentirsi al sicuro, per pensare di poter costruire la propria idea di gioco e avviare quel ciclo che verrà attraverso valutazioni che si protrarranno di partita in partita: Napoli-Torino sarà per pochi, non si arriverà a ventimila, ma servirà ad Ancelotti eccome per arricchire il personalissimo data-base utile a scoprire chi resterà sull’arca e chi eventualmente sarà costretto a scendere. Fonte: CdS