Il Napoli europeo è sparito troppo in fretta nell’ultimo decennio in cui si è regolarmente presentato: ha avuto una impennata con Mazzarri, rocambolescamente eliminato agli ottavi di Champions League dal Chelsea, è stata una presenza stilisticamente elegante con Sarri, però statisticamente fatua (fuori ai sedicesimi di Europa League al primo anno con il Villarreal; battuto agli ottavi di finale dal Real Madrid, nel secondo; eliminato in Champions al primo turno e poi subito battuto dal Lipsia in Europa League), e ancora rivive – per intensità emotiva – i dodici però inutili punti di Benitez nella sua Champions e quella sfida avvelenata dagli arbitri con il Dnipro. Ancelotti ha cultura internazionale e conosce la perfidia degli scontri diretti, ma ha pure percezione del desiderio collettivo di una città alla quale ormai non basta più partecipare: e vincere (oppure giocare per provare a farlo) è diventato ormai anche a Napoli l’unica cosa che ancora conti nel calcio. Fonte: CdS