Anche trent’anni fa la Juve era ovviamente un club potentissimo, con influenze su arbitri italiani e stranieri, però allora il Napoli aveva altrettanta forza politica. Ferlaino era all’interno delle istituzioni calcistiche, il manager Luciano Moggi tesseva relazioni a tutti i livelli e dall’esterno c’era il sostegno di Carlo de Gaudio, il napoletano consigliere della Figc ben introdotto nel Palazzo dell’Uefa. La Juve attaccò Kirschen per il gol annullato a Laudrup che avrebbe potuto cambiare il corso del quarto di finale contro gli azzurri. «Abbiamo visto cose strane», si infuriarono l’allenatore Zoff e il difensore Bruno. Da Torino partì una formale protesta verso l’Uefa, la stessa che dopo la semifinale persa a Napoli il 5 aprile inoltrò il Bayern Monaco perché l’arbitro Germanakos aveva concesso un rigore a Maradona non accorgendosi di un precedente tocco irregolare di Diego: era stato il suo braccio, il braccio de Dios, a spingere il pallone verso la mano del tedesco Schaefer. Due settimane dopo, a Monaco, l’insuperabile Diego fece uno show anche nel prepartita, con un applauditissima – da tifosi napoletani e tedeschi – serie di palleggi sulle note di Life is Life. Fonte: Il Mattino