Amarcord – L’Europa costò cara a Bianchi e Maradona

Stoccarda, 17 maggio. Il vantaggio della partita d’andata di due settimane prima (2-1, primo gol segnato dall’attaccante italo-tedesco Gaudino, originario di Frattaminore) da difendere sul campo dei tedeschi che si trovarono a giocare in un altro San Paolo perché tutto azzurro era il Neckarstadion. In campo Careca nonostante la febbre alta e Maradona nonostante il pensiero rivolto al Marsiglia, il club che lo voleva per dominare in Europa. I gol di Alemao, Ferrara (un altro difensore a segno dopo le tre reti di Francini e Renica nelle precedenti partite) e Careca, poi la rimonta dei tedeschi fino al 3-3 in uno stadio dove tutti cantavano O surdato nnammurato. Quella vittoria segnò la fine del ciclo di Bianchi: non rientrò con la squadra a Napoli, le frizioni con il club erano fortissime al punto che nell’ultima partita di campionato ad Ascoli schierò il secondo portiere Di Fusco in attacco. E, in fondo, quel trionfo rappresentò anche la fine della storia con Maradona. Certo, avrebbe guidato un anno dopo il Napoli alla conquista del secondo scudetto ma si era distaccato dalla squadra. C’è un’immagine della festa di Stoccarda in cui si vede Diego sussurrare qualcosa all’orecchio di Ferlaino. Avrebbe rivelato l’argentino: «Gli ricordai la promessa di lasciarmi andare via se avessimo vinto la Coppa Uefa». Il presidente non la mantenne e due anni dopo Stoccarda vide il campione fuggire per Buenos Aires perché trovato positivo all’antidoping per cocaina: la droga fu l’unico avversario che Maradona non riuscì allora a sconfiggere. Fonte: Il Mattino

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