Contro il Milan, gli azzurri hanno attaccato sempre alla stessa maniera. E allo stesso modo. Prevedibili, lenti e senza lucidità tecnica. Il calcio è fantasia e non c’è stato un solo singolo che si sia messo in luce con uno spunto nella gara con i rossoneri di martedì. C’entra la condizione atletica, forse. Perché se le gambe stanno bene, anche la testa sta bene. E viceversa. Probabilmente la sosta non ha aiutato, in questo senso. Certo, con la Lazio gli azzurri volavano: ma probabilmente l’emergenza della formazione, fece la differenza in termini di approccio e di motivazioni. A Milano il possesso è stato schiacciante: oltre il 60 per cento. Che qualcosa si sia inceppato in queste settimane lo dice anche Ancelotti che si dimostra chiaramente preoccupato per i passi indietro del suo Napoli. È chiaro che in questi sei mesi in azzurro, Carlo ha fatto tanto. Ma un pezzo di Napoli è rimasto ancorato ai tre anni Sarri. Non semplice l’abiura al tiki-taka sarriano, nonostante il buon passo in campionato. Dire addio al 4-3-3, probabilmente, non è così semplice come Ancelotti, con la sua maestria, ha provato a fare e a lasciar intendere. Le parole di De Laurentiis nell’intervista al Mattino di due settimane fa sono un messaggio chiaro di quello che verrà. «È un anno di transizione e la squadra dovrà essere ringiovanita con giocatori funzionali al gioco». Carlo non tornerà sui suoi passi in questa stagione, lo ha ribadito con piglio fiero l’altra sera: quel possesso palla insistito e mortifero (a volte, quando va male, persino soporifero) non fa parte dei suoi pensieri calcistici. Guarda avanti e il futuro è nel ritrovare l’agonismo perduto inspiegabilmente. Una involuzione evidente. Fonte: Il Mattino