Spesso mi son pentito di aver parlato, mai di aver taciuto. Sembra questa la massima che andrebbe suggerita ad alcuni personaggi, che troppo frettolosamente hanno dato fiato alle parole, senza pensare a sufficienza allla portata del messaggio intrinseco. Senza voler tirare le orecchie a nessuno, passiamo in rassegna alcuni orrori che, nostro malgrado, abbiamo dovuto ascoltare, cominciando proprio da casa nostra. In settimana, il patron Aurelio De Laurentiis si è lasciato andare ad esternazioni più adatte a Jack Campbell, il cinico uomo d’affari interpretato da Nicolas Cage nel film The family Man, che ad un uomo di sport. Il calcio è malato di business e non tiene conto della passione dei tifosi. Mettendosi nei panni dei supporters del Frosinone, non possiamo non capire quanto quelle parole pronunciate di getto da don Auré siano state offensive, quanto abbiano calpestato il loro amore per la maglia. Che importanza può avere il bacino d’utenza della squadra, la sua posizione in classifica e l’appeal mediatico? I tifosi hanno tutti pari dignità, siano essi mille oppure dieci milioni, meritano egual rispetto, a prescindere da quanta ricchezza produca la loro squadra. Ci meraviglia che De Laurentiis abbia recriminato per la presenza del club ciociaro in serie A, poiché dopo quindici anni alla guida del club azzurro avrebbe dovuto far suo il concetto di appartenenza territoriale, vessillo della tifoseria napoletana. Il rammarico più grosso è quello di aver fatto terreno bruciato tra le due tifoserie, proprio nel momento in cui il mondo del pallone necessiterebbe di segnali distensivi. Il mio invito è quello di fare un passo indietro, poiché errare è umano ed ammetterlo sarebbe segnale di grande maturità. Un’altra bruttura è arrivata da Torino, sponda Juve manco a dirlo! Max Allegri, tecnico dei bianconeri, ha affermato che ‘quando l’avversario sta morendo va ucciso’. Pur capendo il senso del discorso, è il tenore dell’espressione a risultare sgradevole poiché il calcio è sport e spettacolo, passione e tifo. Le battaglie e le guerre non appartengono al mondo del pallone. Infine, una certa frangia di tifoseria e di stampa napoletana, con una spiccata attitudine al disfattismo, si è lasciata andare, troppo frettolosamente, ad un processo mediatico nei confronti della società, colpevole di aver ceduto Allan senza adeguatamente rimpiazzarlo. Sono gli stessi che, la scorsa estate, avevano bollato Fabiàn Ruiz come non adatto al nostro campionato, Carlo Ancelotti venuto a Napoli solo per evitare la disoccupazione e Meret pagato uno sproposito. Sono gli stessi che avevano fatto proprie le catastrofiche griglie estive e che gridavano al ridimensionamento, in nome di un sarrismo che non sarebbe stata più di casa a Napoli. La storia insegna, ma non sempre, evidentemente! Poco o niente hanno imparato queste persone, da questa prima metà di stagione, finendo per avallare il gioco al massacro che la stampa avversa fa nei confronti della nostra squadra del cuore. Finito il tempo delle parole, dette male, si ritorna in campo, per due volte in quattro giorni in casa del Milan, per la ventunesimo giornata di campionato prima e per il quarto di finale di coppa Italia, a metà settimana. Centottanta minuti a San Siro, ad un mese da quei vergognosi fatti di cui ancora si parla. Ci saranno di nuovo Koulibaly ed Insigne, non ci sarà il Pipita Higuaìn, scappato via ancora una volta. Speriamo di poter raccontare uno spettacolo di calcio e commentare soltanto un risultato di campo.
Riccardo Muni