Così come ha fatto discutere il “caso Koulibaly”, il suo applauso, i buu razzisti e la squalifica che ne è conseguita, così fa e farà discutere, ancora, il ricorso del Napoli non accettato e la conferma delle due settimane di stop. Giancarlo Dotto esprime, in merito la sua opinione su CdS:
“L’applauso per niente riverente lo facciamo noi oggi ai giudici, dateci pure la squalifica che meritiamo. E non chiamatelo applauso di scherno, chiamatelo applauso di sdegno. Chiamatela anche nausea. Chiamatela rivolta. Due insopportabili orrori in uno. Respinto un ricorso più che legittimo verso una sentenza iniqua e sferrato l’ennesimo calcio in culo alla giustizia (mai scritta così minuscola) che, prima ancora d’essere un elenco di leggi da scartabellare, è un sentimento da custodire. Il più ingiuriato, il più precario, il più offeso sentimento di questo nostro tribolato Paese.
Un ragazzo su cui erano piovute secchiate di merda dalle uniche vere scimmie, e le scimmie mi perdonino, quelle che stavano negli spalti. Un ragazzo che una comunità avrebbe dovuto casomai proteggere come un figlio, finito invece nelle ottuse mani di forbici di arbitri e giudici sparsi. In nome di quell’astratto tecnicismo di cui si gonfiano il petto i mediocri, non potendo attingere all’unica risorsa per cui dirci umani, la sensibilità che si fa interpretazione e diventa guanto. L’ennesima occasione perduta. Di questo parliamo. E ogni volta, ritrovarsi più poveri”.