Carletto Ancelotti svela perchè lui e De Laurentiis hanno lavorato sotto sotto per il suo contratto:
A differenza del passato, l’arrivo a Napoli l’hai tenuto nascosto fino all’ultimo addirittura a Sacchi e a chi ti aveva portato al Bayern, Branchini. Temevi che avrebbero tentato di dissuaderti?
«Il motivo è uno solo: De Laurentiis era in piena trattativa con Sarri, non avevo alcuna intenzione di finirci in mezzo. Mi era stata chiesta la disponibilità nel caso in cui non avessero trovato l’accordo, l’avevo data. In quel periodo si erano fatti avanti ufficialmente solo la Nazionale e il Napoli. In Premier non c’era spazio e io volevo tornare ad allenare tutti i giorni. Napoli la soluzione perfetta. I contatti per me li ha tenuti un avvocato di Parma, Ziccardi. De Laurentiis l’ho incontrato per la prima volta il giorno che mi hai beccato nell’hotel di Roma quando stavo andando a firmare».
Ho letto che in passato vi eravate sentiti spesso.
«No, non spesso. E comunque per altre ragioni. Da Parigi l’avevo chiamato per parlare di Lavezzi e in seguito di Cavani».
Sacchi ci rimase male quando seppe che avevi fatto tutto senza prima consultarti con lui?
«Non penso, e comunque Arrigo mi telefona spesso, analisi della partita, suggerimenti, mi dà dei consigli. Io lo ascolto. Ascolto tutti. Anzi, no, ti dirò una cosa che non ho mai rivelato a nessuno: a volte faccio finta di ascoltare, in realtà sono nel mio mondo, dentro la mia cupola di vetro, immerso nei miei pensieri. Rifletto parecchio perché sono un tipo razionale, l’istinto non prevale mai nelle mie decisioni, nella mia vita ha un peso ininfluente. L’ignoranza non mi scatta mai. Il calcio mi ha insegnato a essere addirittura più paziente di quello che di natura sarei. La pazienza è una dote essenziale per chi fa il mio lavoro. Oltre all’equilibrio: non mi esalto quando vinco e non mi abbatto quando perdo».