Sul collio goriziano, al confine tra Italia e Slovenia, Edy Reja, intervistato dal Corriere dello Sport, si gode il suo “buen retiro” tra una pedalata in bicicletta, le solite chiacchierate di calcio e qualche degustazione da intenditore. La mattinata dedicata a un convegno organizzato per illustrare i pregi del Pignolo, un rosso autoctono derivato da grappoli d’uva rarissima, oggi considerato il vino del futuro. E subito dopo pranzo il focus dedicato a Napoli e Lazio. Il richiamo del campo è ancora fortissimo, nonostante la signora Livia gli abbia consigliato, a 73 anni compiuti, di fermarsi. Edy se li porta benissimo, conserva l’entusiasmo, lo spirito e l’anima dei giovani. E’ appena sfumato il sogno di diventare ct della Slovenia, direbbe sì all’Hajduk Spalato, non tornerà più in panchina nel campionato italiano. E medita un salto al San Paolo per seguire dalla tribuna, piuttosto che dalla tv, la sfida tra Ancelotti e Simone Inzaghi. Gli manca, anche se non lo confessa, quel tipo di adrenalina.
Buongiorno Edy, domenica sarà ospite al San Paolo? «Sì, è probabile, all’80 per cento ci sarò, sarà una partita bella da vedere. Mancano Koulibaly, Insigne, Allan e forse Hamsik. Sarà un po’ dura per il Napoli, considerando la forza della Lazio, soprattutto a centrocampo. Sarebbe stato bello vedere le due squadre al completo».
Scatta il girone di ritorno. La Juve ha un bel vantaggio, lo scudetto è ancora aperto o no? «Se ne parla tanto. La Juve dovrebbe andare in crisi e perdere due partite di fila, mi sembra difficile. Il valore è nettamente superiore alle altre. Una crisi può capitare, ma è complicato immaginare si riapra il duello. Nei momenti di difficoltà, anche quando manca la massima intensità, la Juve dimostra di portare sempre a casa il risultato».
Cosa manca al Napoli per raggiungere la Juve? «Il Napoli sta facendo il campionato giusto. La Juve è imprendibile, ha pareggiato due partite e ha vinto tutte le altre. Avevo dei dubbi, dopo Sarri pensavo che Ancelotti incontrasse qualche difficoltà. E’ entrato subito in sintonia con il gruppo, la squadra lo segue, è stato molto bravo. Non era facile cambiare mentalità e modo di giocare in così poco tempo, è stato un fuoriclasse da questo punto di vista».
L’impatto psicologico conta più del campo? «Un allenatore prima di tutto deve avere idee tattiche. Ora il Napoli fa il 4-4-2, era partito dal 4-3-3 e ha trovato un equilibrio importante. Carlo è stato bravo, ha girato 20 giocatori, dando spazio a tutti, ha portato armonia e un clima positivo dentro il gruppo. Ognuno si sente parte del progetto. Un maestro dal punto di vista psicologico».
Inzaghi ha qualche difficoltà in più a coinvolgere tutto l’organico. «Non so, i giocatori son quelli lì, sinora ha fatto bene, è quarto in classifica. C’è stato un momento di difficoltà, può capitare un attimo di sbandamento, ma la squadra ha sempre tirato fuori buone prestazioni. La rosa della Lazio è competitiva, ora ha recuperato in pieno Leiva e soprattutto Luis Alberto, che l’anno scorso ci aveva fatto vedere cose importanti. Milinkovic va ancora a corrente alternata. Ma la squadra di Inzaghi può puntare sicuramente alla Champions».
E’ l’occasione giusta per la Lazio? «Direi di sì, Ancelotti dovrà fare a meno anche di Hamsik, sono tutte assenze pesanti, il valore diminuisce un pochino, però spesso hanno giocato gli altri e sono arrivati i risultati. Koulibaly dietro è determinante, Allan è un cardine».
A proposito dei cori razzisti, ha ragione Ancelotti? Sarebbe giusto fermarsi? Che ne pensa? «Sì, sicuramente. C’è bisogno di un’azione forte. Non puoi ritirare la squadra, esistono gli organi preposti per decidere, ma è ora di finirla. Ha ragione Carlo. E’ stato bravo dopo la partita con l’Inter a parlare con la sua pacatezza, ha spiegato come stanno le cose».
E’ stato bravo De Laurentiis a portarlo a Napoli. «Non sbaglia un tecnico da quando fa il presidente. Io ci sono stato cinque anni, c’è stata la parentesi sfortunata di Donadoni ma la squadra era in allestimento. Ha scelto Mazzarri, poi Benitez, Sarri e adesso Ancelotti. Sempre scelte azzeccate. Ha delle intuizioni straordinarie, non so come gli sia venuto in mente, io pensavo ad altri. E’ stata una piacevole sorpresa, forse mirava a continuare in Europa la strada tracciata da Benitez e Sarri. Ci sta riuscendo in pieno. De Laurentiis è uno geniale, dal punto di vista amministrativo in 14 anni ha coniugato i risultati e il bilancio in attivo».
Quali sono i pregi di Carlo? «Non serve presentarlo. Ancelotti è stato a Milano con la nebbia, a Torino con il freddo, stesso discorso a Parigi e Monaco di Baviera. Ha sempre affrontato climi invernali, in città non dico fredde ma tranquille. Ora è arrivato dove c’è il sole e una mentalità diversa. Con il suo carattere è diventato subito simpatico ai napoletani».
Lo sapeva che Inzaghi domenica la scavalca? 132 panchine con la Lazio contro le 131 di Reja? «Bene, bellissimo. Non lo immaginavo, io sono stato tanti anni alla Lazio. E’ tanta roba per Simone, ha centrato un obiettivo importante, facendo dei grandi risultati».
Ottimi risultati, ma la Lazio non vince con le grandi. Deve osare di più? «Osare di più non so, forse ci può stare. Ma se la squadra non ha problemi di infortuni, se ha recuperato i suoi migliori giocatori, lotta con tutte. Prima ha avuto qualche problema, adesso ha riscoperto qualità importanti».
Inzaghi ha ripreso a vincere aggiungendo un attaccante e togliendo un centrocampista. «Tutte le squadre hanno sempre vinto con i duelli a centrocampo, se sfrutta in pieno questi giocatori, la Lazio trae dei grandi vantaggi. Parolo vede la porta, Luis Alberto e Milinkovic vedono la porta, Immobile è un cecchino formidabile. L’Atalanta segna più di tutte in campionato e ha cominciato a farlo mettendo dentro tre attaccanti veri. Prima giocava con Cristante trequartista. Ora Gasp mette Gomez, Ilicic e Zapata. Tutte le squadre, se si sbilanciano, traggono vantaggio».
Cosa manca alla Champions? Perché la Lazio arriva sempre a un passo dal traguardo? «Forse perché le altre hanno qualche qualità in più. E poi quando sei impegnato in Europa League, se non hai ricambi adeguati o l’allenatore non trova la miscela giusta per mantenere la squadra sempre in condizione, diventa difficile. Se hai il riferimento della Champions, devi trascurare le altre competizioni. Io l’ho persa per un punto e per la differenza reti due anni di fila, ma eravamo in Europa. Ti mancano le energie. La Lazio l’anno passato è arrivata sino ai quarti e alle semifinali di Coppa Italia. Quelle partite hanno pesato».
Con Roma e Milan può giocarsela per il quarto posto? «Direi di sì. La Lazio, per qualità e per quello che ha fatto vedere, ha le frecce giuste per puntarci».
Anche Atalanta, Fiorentina e Samp spingono. «Ci sono sette squadre dentro, tutte in cinque o sei punti. Possono lottare, ma penso la Lazio abbia qualcosa in più rispetto a queste».
Perché Lotito a gennaio fa sempre fatica a comprare? Glielo ha mai spiegato quando allenava la Lazio? «Perché non sai quello che prendi, i giocatori importanti vengono tenuti, difficile trovarne di qualità. Devi preparare bene l’intervento. Mi dà l’impressione, senza infortuni, non serva granché alla Lazio. Gli esterni? Ci sono Lulic, Lukaku, Marusic. Per adesso non credo interverranno».
Inzaghi sta provando Lulic a destra per Napoli. Che ne pensa?
«L’ha fatto altre volte, penso possa farlo benissimo, non ci sono problemi».
Le piace Fabian Ruiz? «Sta facendo bene, grande giocatore. Come passo non è un mostro di rapidità, ma ha visione di gioco e tempi, dal punto di vista tecnico è formidabile. Un centrocampista completo. Credo domenica giocherà da mediano. Ancelotti sarà costretto ad abbassarlo. Sarà interessante vedere il 4-4-2 contro il 3-5-2 nelle zone laterali, la Lazio in mezzo potrebbe avere superiorità e cercare vantaggi dagli inserimenti».
Chi può essere domenica il giocatore decisivo per il Napoli? «Davanti. Milik fa i gol, Mertens inventa la giocata, ma il Napoli dovrà giocare da collettivo, senza risolverla in modo individuale».
E della Lazio? «Luis Alberto, Immobile, Milinkovic. Tutti possono inventare la giocata. Immobile l’ha sempre messa dentro. Non credo alle due punte, Simone metterà Luis Alberto più vicino a Ciro. Milinkovic ha ripreso confidenza. Non danno riferimenti, sono imprevedibili».
Sicuro di non voler tornare in panchina? «No, in Italia no. Ho deciso, resto al di fuori. Con De Laurentiis ho un ottimo rapporto, mi chiede sempre se voglio tornare in società con un altro ruolo, abbiamo parlato del settore giovanile, c’è stato il discorso del Bari. Ma va bene così. Largo ai giovani».
Il sogno Slovenia? «E’ saltato, hanno preso Matjaz Kek, ex Rijeka, aveva già guidato la nazionale in passato. Solo se mi dovesse chiamare l’Hajduk ci penserei, perché nel 2010 lasciai a metà il mio lavoro per rispondere alla chiamata della Lazio».
La Redazione