Il ricordo è ancora fresco. O meglio i ricordi, al plurale. Quelli delle vittorie della Coppa Italia da giocatore prima (1962) e da allenatore poi (nel 1976). Ma sopratutto la vittoria del Torneo di Viareggio alla guida della Primavera (nel 75). Rosario Rivellino se le ricorda tutte le sue vittorie con il Napoli. Perché se la Coppa Italia è stata vinta anche dopo, quella del Viareggio resta una coppa unica in casa Napoli.
Il suo segreto per arrivare a quel successo?
«Non stressare i ragazzi. Non abbiamo mai giocato con l’imperativo di vincere. Ho praticato sempre la tranquillità».
Un approccio che si portava dietro da quando giocava.
«Ricordo la settimana che ci portò alla vittoria della coppa Italia nel 1962 come una delle più belle della mia vita. Prima avevamo conseguito la promozione in serie A e poi abbiamo vinto la Coppa. In quella settimana ci siamo allenati pochissimo, qualcuno addirittura è andato anche a mare».
Come valuta l’esperienza da allenatore della Primavera?
«Come la più importante per la mia carriera».
Perché?
«Innanzitutto per la preparazione fisica, perché nel campionato professionistico hai un calendario fisso, mentre nel settore giovanile allora non era così: cambiava in continuazione».
Ancelotti ha fatto bene con Gaetano?
«Ha fatto benissimo. Ho visto più volte giocare il ragazzo in Primavera ed è davvero bravo, questo esordio è stato meritato».
Come lo ha visto in campo?
«Ha giocato pochissimo in una squadra del tutto nuova per lui e allora tutto diventa difficile. Parliamo di un giocatore preparato e bravo che ha risolto molti problemi alla Primavera in stagione».
Eppure sono pochissimi i giocatori portati in prima squadra dal Napoli negli ultimi anni.
«È una cosa che mi dispiace molto, perché ho sempre visto la Primavera come la seconda squadra della società e di conseguenza come il serbatoio della prima squadra. Io volevo avere in ogni reparto uno o due giocatori pronti per Vinicio».
E poi?
«Non ho capito perché tutte le scuole calcio napoletane e campane hanno una ritrosia verso il Napoli, preferiscono portarli nelle squadre del nord. Ai miei tempi avevo molti contatti con gli allenatori delle squadre giovanili».