Si scrive Milik e si legge gol (e anche assist): e in questo calcio famelico, che divora pure i recenti ricordi, conviene segnare sempre, ripetutamente, conviene farlo deliziosamente (come a Cagliari e a Bergamo), di testa o di destro o di sinistro e se capita persino d’anca, prima di poggiare un pallone tenero-tenero per Fabian Ruiz andarsene via felice. Conviene far qualsiasi cosa a futura memoria, perché ci sarà sempre un giorno in cui comparirà all’orizzonte la nostalgia di un top player e undici reti, finora, possono servire per scacciare via le ombre più ingombranti: si scrive Milik e diventa Milan-Napoli, e sarà un quarto di finale fascinoso e accattivante, le nobili sfide degli anni Ottanta che tornano e possono riempire gli stadi, assorbire il gelo di una serata che almeno darà un senso. Milik, ancora Milik e ciclicamente Milik, stavolta in versione (diciamo così) naif per indirizzare Napoli-Sassuolo, per tenersi la copertina ancora per sé, arricchendola poi con quel gesto d’altruismo utile a spazzar via le residue resistenze del Sassuolo, in un’ora e mezza agevole, (quasi) senza macchie, (quasi) senza paure. Fonte: CdS