Il campionato italiano di calcio si trova nel bel mezzo della pausa invernale ma non mancano gli spunti di riflessione. Naturalmente, parlando di pallone, il tema principale è il calcio mercato che sta entrando nel vivo della finestra invernale. Con il Napoli al centro delle discussioni nei salotti televisivi, nonostante Carlo Ancelotti sia stato categorico sul fatto che nessuno azzurro partirà e nessun altro raggiungerà Castelvolturno a gennaio, c’è anche il tempo per parlare di coppe, nella fattispecie la coppa Italia, in cui gli azzurri faranno il proprio esordio stagionale. Tuttavia, è un altro il tema caldo che il mondo del calcio (…e non solo…) sta affrontando in questi ultimi giorni. I gravi fatti di Milano hanno lasciato una ferita troppo profonda per potersi rimarginare in così poco tempo ed il fenomeno del razzismo negli stadi ha raggiunto livelli troppo alti per continuare a tenere la testa sotto la sabbia. Ma il razzismo, di cui Napoli è vittima anche quando non c’è, è un tema che dovrà essere affrontato con la massima serietà. La Uefa ha redarguito l’Italia sulla vicenda, invitando le istituzioni a prendere provvedimenti urgenti ed efficaci. Di contro, il governo attuale, con in testa Salvini, ha teso a minimizzare la vicenda, riducendola a semplice sfottò da campanile sia il razzismo contro Napoli che quello subito da Koulibaly. Probabilmente, forte del pensiero governativo, qualche poco spiritoso cittadino di Pordenone ha realizzato un manifesto razzista, posto in prossimità dei bidoni della spazzatura, in cui invita i propri concittadini a mantenere la città pulita, poiché non è Napoli. Viviamo in un epoca storica in cui si sente il dovere di ricordare manifesti razzisti del secolo scorso per ribadire forte il dissenso proprio di una società civile, è perciò intollerabile che questo episodio non venga punito. Questo vile episodio è frutto, oltre che della abissale ignoranza opportunamente sottolineata da Piero Angela, anche del pensiero di fondo del governo attuale, le cui origini si sintetizzano nella frase ‘prima il nord’. Non è il contesto adatto per invitare tutti i meridionali che lo hanno votato, a recitare il mea culpa. Però un invito a tutte le istituzioni a trattare con la serietà che merita il razzismo negli stadi va ribadito e qualora ciò non bastasse, facciamo quadrato attorno ad Ancelotti e alla squadra quando abbandoneranno il terreno di gioco, fregandosene dei punti persi a tavolino. La dignità di un popolo vale ben più che una partita di pallone.
Riccardo Muni