Il preside Vincolo, napoletano di Milano: «Inter-Napoli andava fermata»

Giuseppe Vincolo, napoletano, da dieci anni preside del Liceo Agnesi di Milano. Il tema razzismo, nella sua scuola, lo si affrontò, qualche tempo fa con Koulibaly in persona. Lo stesso Koulibaly che, nella stessa Milano, divenuta da capitale morale, capitale del razzismo, è stato ripetutamente offeso. «Rimase a tutti impressa la serenità del suo sguardo. E la profondità delle sue parole. Nessuno dei mie studenti lo vedeva nero, diverso da loro per così dire: il suo entusiasmo riuscì ad abbattere qualsiasi tipo di muro. Ammesso che ci fosse».

Milano, capitale del razzismo. Sorpreso? «Milano è una città che sta cambiando. E non sempre in meglio. Non è solo la città fatta di turisti che riempiono il centro, ma anche di periferie dove cova una strana rabbia e dove le famiglie, quando ci sono, non sempre riescono a recitare un ruolo educativo».

Cosa ha pensato quella notte di San Siro? «Che c’è da lavorare tanto tra i ragazzi.Ma la cosa che più mi ha ferito è stata la risposta di legalità, che quella sera non c’è stata. Bisognava fermare l’incontro, dare un segnale a tutti. Da educatore ritengo che è stata una occasione persa».

Perché quell’incontro con Koulibaly? «Al centro degli insegnamenti delmio liceo c’è la diversità e la sua accettazione. Per venire a scuola prendo un bus dove ci sono tanti nordafricani: la gente si lamenta per il loro odore e io spiego che anche il nostro odore potrebbe dare loro fastidio».

Cosa fa quando vede atteggiamenti di discriminazione tra i suoi allievi? «Interveniamo immediatamente convocando un consiglio di classe. Perché la scuola deve essere al centro del complesso educativo dello studente. Quello che avviene in uno stadio, d’altronde, non è altro che lo specchio del nostro quotidiano, amplificato all’ennesima potenza. La partita di calcio è sempre di più una sorta sfogatoio del nostro sociale».

Qualche suo studente ha mai reagito nei suoi confronti chiamandola terrone? «Mai successo. Ma le dirò: all’open day, quando illustro i programmi del mio istituto, mi presento a genitori e allievi dicendo che sono napoletano e terrone e che questo non potrà che essere un valore aggiunto nel progetto didattico del mio liceo.

Perché si è razzisti? «Perché non si dovrebbe essere visto i messaggi che quotidianamente raggiungono i ragazzi?».

Al ritorno tra i banchi, parlerà di quello che è successo a Koulibaly? «Non credo.Ma in cuor mio spero che siano i miei allievi a sentirne il bisogno».

Fonte: Il Mattino

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