Fine anni ottanta, inizia una parentesi magica nella vita di Batman.
Taglialatela si confessa ai microfoni de Il Mattino
«Venni accolto e trattato come un figlio. Vivevo al centro Paradiso di Soccavo. Castellini, Di Fusco e Di Vincenzo i primi maestri. Maradona, Careca, Giordano, De Napoli e Bagni i compagni di allenamento. Tommaso, Vittorio, Maria e lo chef Raffaele gli amici di tutti i giorni oltre ai dirigenti di allora. Una famiglia, non ci siamo mai persi di vista, sul gruppo quelli del calcio Napoli chattiamo ancora adesso».
Viene da dire, i migliori anni della tua vita.
«Senza dubbio. Avevo un sogno: giocare anche un solo minuto nella porta di Zoff e Castellini. Sono stato aggregato alla prima squadra nell’anno dello scudetto e alla fine ho messo insieme duecento presenze: il massimo per un napoletano».
La partita più brutta?
«Quella di Parma che sancì la retrocessione in B. Una mazzata dalla quale non mi sono mai ripreso, un incubo che certe notti mi perseguita anche dopo vent’anni».
Quella che non si dimentica?
«Due, l’esordio a Torino contro la Juventus e un Milan-Napoli dove parai l’impossibile, finanche un rigore a Baggio. Era il Milan degli Invincibili».
La Nazionale è stato un cruccio?
«Mica tanto, ci sono andato vicinissimo agli Europei 96 e ai Mondiali 2002. Mi bastava il Napoli, era la mia vita». Fonte: Il Mattino