Lilian Thuram ha scritto anche due libri (“Le mie stelle nere” e “Per l’uguaglianza”, entrambi editi da “Add Editore”) e non intende interrompere la sua battaglia perché ritiene fondamentale dare un contributo per cambiare la società. Eccolo ai microfoni de Il CdS
Come ci si sente a essere vittime di episodi di razzismo per il colore della pelle? «E’ un qualcosa che è impossibile da scordare, ve lo assicuro. Io non lo dimentico, ma non dovrebbero dimenticarlo neppure quelli che vedono la scena allo stadio o davanti alla tv. E invece ho l’impressione che le persone si agitino quando un fatto del genere succede, ma che poi lo cancellino in fretta, spostando la loro attenzione su altre cose».
Koulibaly, Muntari, Boateng, Eto’o, Zoro, Omolade: la lista dei giocatori vittime del razzismo in Italia si allunga. «Un caso per me è già troppo, ma se questi episodi aumentano e soprattutto si ripetono a distanza di anni, vuol dire che i dirigenti e i tifosi italiani non li considerano molto gravi. Se pensassero che sono gravissimi, farebbero di tutto affinché non accadessero di nuovo e invece ci sono tante persone che negli stadi se ne fregano dei buu razzisti e di altri cori altrettanto sgradevoli».
San Siro dopo i buu a Koulibaly è stato squalificato per le prossime due gare dell’Inter, ma il ministro dell’Interno Salvini non ritiene giusto chiudere un intero stadio. Lei da che parte sta? «Sarà perché sono una persona nera o… marrone scuro, se preferite, ma mi sono stancato di questi dibattiti. In presenza di episodi del genere, io chiuderei tutti gli stadi della Serie A per un week end. Non solo quello dell’Inter. Se gli sportivi italiani fossero costretti a stare un sabato e una domenica senza partite sarebbero obbligati a riflettere, a capire quanto sia ingiusto che un persona venga aggredita sul campo per il colore della sua pelle. Se ci fosse un bianco in un campionato con tutte formazioni composte da neri non succederebbe».
Perché ne è convinto? «Perché i calciatori neri reagirebbero nei confronti dei tifosi, li zittirebbero e si inc… con loro. Lo farebbero non perché sono più bravi o più buoni, ma perché quando sei nero impari in fretta cosa vuol dire essere aggredito o discriminato. E se vedi che un’altra persona è vittima della stessa cosa, ti ribelli, ti viene automatico di difenderla».
Sta dicendo che non c’è abbastanza solidarietà da parte dei giocatori bianchi nei confronti dei neri? «Non è una mia idea, ma la realtà. E sapete perché i bianchi non si ribellano? Perché non considerano troppo gravi questi buu. Se non hai mai provato certe cose sulla tua pelle, non puoi capire quanto sia terribile subirle».
La Redazione