Venti minuti di botte e sangue. Coltelli, martelli, catene, punteruoli, spranghe e una roncola branditi in strada. Attacchi, agguati e scontri in via Novara, all’angolo con via Fratelli Zoia, in mezzo alle auto dei tifosi comuni che alle 19,30 di mercoledì, a un’ora dall’inizio di Inter-Napoli, stavano andando allo stadio. San Siro è lì, distante appena 2 chilometri e 300 metri. A terra, ferito a morte, è rimasto un tifoso dell’Inter, Daniele Belardinelli: è stato investito da un Suv nero e la dinamica dell’incidente è ancora al vaglio degli inquirenti perché non è chiaro se al volante ci fosse un ultrà azzurro coinvolto negli incidenti o qualcuno che si era trovato nel mezzo della guerriglia urbana e, impaurito, stava scappando. Belardinelli è stato trasportato da tre “colleghi” interisti all’ospedale San Carlo dove è stato ricoverato in codice rosso per le gravi ferite riportate al bacino, al torace e all’addome. Sottoposto a una delicata operazione, è spirato nella notte. I numeri di un pomeriggio di terrore però sono anche altri: quattro sostenitori del Napoli feriti, in modo più o meno lieve, da coltellate o dai vetri di un finestrino frantumato, due supporters del Nizza colpiti, ma non refertati, tre interisti arrestati ieri (due erano già stati sottoposti a Daspo, uno no; sono tutti della provincia di Milano), altri sei indagati (alcuni sono di Varese e Brescia), nove perquisizioni effettuate e altrettanti Daspo emessi. Il bilancio è destinato a salire perché le immagini degli scontri, raccolte dalla Digos grazie ai filmati degli smathphone dei testimoni e degli abitanti della zona, ma anche grazie dalle telecamere del Comune nella zona (è caccia al Suv che scappa), adesso sono allo studio dell’Autorità Giudiziaria che provvederà a identificare altre persone coinvolte. Ancora non c’è un capo d’imputazione contestato: potrebbe essere rissa aggravata, ma se sarà dimostrato che l’agguato è stato organizzato attraverso una riunione, potrebbe trasformarsi in associazione a delinquere. Fonte: CdS