Pruzzo ai microfoni del CdS parla dell’ ex Napoli Nela del suicidio di Di Bartolomei ed i lsuo “odio” per la Juve:
«Sebino Nela? Un buon rapporto. Viene spesso a mangiare al nostro ristorante. Ci raccontiamo tutto. Io non m’interesso alle vicissitudini degli altri, ma se un amico ha problemi partecipo. Lui ed io ci teniamo molto alla nostra genovesità».
Perché si è ammazzato Agostino Di Bartolomei? «Pensava troppo. Si macerava. Era un introverso tormentato. Ma un uomo di una generosità rara, di un’educazione oltre ogni aspettativa».
Nel tunnel ci sei finito anche tu un giorno. Invaso dal buio. «Succede e non sai bene perché. Passano gli anni e arriva un certo punto della vita in cui ti senti stanco, debole, incapace di far fronte alle difficoltà. Ti lasci travolgere da ogni cosa. Non dormi la notte, inizi a pensare».
Quanto lontano oggi da quel buio? «Tanto lontano. Oggi non ho tempo di deprimermi. Sono impegnato, faccio un sacco di cose. Ho fantasticato per anni di aprire un ristorante. L’ho fatto adesso a sessant’anni, a Roma, in società con il mio ex compagno Di Carlo. Si chiama “Il Nove”, naturalmente».
Questa Juve ti sta sulle palle come i tifosi del Liverpool? «Tantissimo. Sportivamente parlando, s’intende. Quando perde la Juve è una festa per me».
Non festeggi mai… «Amabilmente gufo. Io lo faccio ma lo dico, gli altri non lo dicono. Ho avuto rapporti molto duri con loro, ma li ho sempre rispettati».
Chi ti ha menato di più? «A me botte non me le ha date nessuno. Claudio Gentile era il più tosto. Quando c’era lui, Bruno Conti andava dalle parti di Cabrini, un campione, che però non picchiava nessuno».