Rotta su Napoli, e che sia davvero un nuovo inizio. Il Chievo ha toccato il fondo, in tutti i sensi – quel -3 in classifica non era bello da vedere… – ma ora riabbraccia Mimmo Di Carlo che si sente in vena di imprese. «Per i miracoli ci stiamo attrezzando», sorride Stefano Sorrentino, capofila di una spedizione che guarda tutti dal basso in serie A ma promette di giocarsi alla morte i due terzi di campionato che ancora restano. Il portiere era sempre allo stesso posto, dieci anni fa, quando Di Carlo salvava il Chievo partendo da una situazione analoga. Ci è già passato, sa che domani a Napoli si può piantare la bandierina della rinascita. «Prima della sosta abbiamo dimostrato di essere vivi, i segnali ci sono». Allenamento finito, pranzo pure. A Sorrentino tocca la visita dal dentista, dopo aver lanciato altri buoni propositi su questo Napoli-Chievo.
Togliamoci subito il dente virtuale, allora: quello su Ventura e il suo mese al Chievo. «Problematico è stato solo l’addio, che ha dato fastidio anche a me. Ventura è arrivato qui molto carico, non immaginava nemmeno lui di trovarsi in questa situazione particolare. Il problema, secondo quanto ci ha detto prima di andarsene, è che non stava bene con sé stesso. Ha più volte ringraziato la squadra per la disponibilità mostrata. Ma il Chievo non era l’ambiente giusto per lui, non lo sentiva suo. Ventura è uno che insegna calcio, ma aveva idee opposte alle nostre: noi siamo una squadra che cerca i difetti dell’avversario, puntando sulle ripartenze. Subentrando, poi, con il mister non c’era nemmeno il tempo di capirsi a vicenda. Ora fa tutto parte del passato».
Quindi adesso si riparte da zero, in tutti i sensi? «Anche la classifica dice questo… La penalizzazione è cancellata, per fortuna: non era il massimo trovarsi sottozero, speriamo che il pareggio col Bologna ci abbia dato una spinta in più».
Di Carlo è già il terzo allenatore in stagione, e siamo a novembre: una bella centrifuga, dopo D’Anna e Ventura. «Dieci anni in più di esperienza ti aiutano a crescere, senz’altro. Mimmo è migliorato su molte cose, sono contento di ritrovarlo. E’ voglioso di ripetere la stessa rincorsa di allora».
Battesimo di fuoco, nello stadio del Napoli. «Ogni partita vale uno o tre punti, a seconda di come la si affronta. Noi a Napoli andiamo per fare bene e dire la nostra: il Chievo finora ha tenuto testa alle grandi squadre, mi viene in mente la gara contro la Juve della prima giornata ad esempio. Sono dell’idea che ogni partita, anche contro le più forti, nasconda un’impresa possibile. Noi ci proviamo, da ultimi in classifica. La nostra caratteristica migliore è quella di far giocare male gli altri, siamo una squadra che lotta. Vediamo cosa dirà il campo».
Tornando ancora più indietro, il San Paolo vi riporta a un colpaccio sfiorato l’anno scorso… «Vincevamo 1-0 al novantesimo e il Napoli ci ha castigato in pieno recupero, con due gol. Un finale pazzesco, ma ne abbiamo fatto tesoro. Il Chievo andrà lì con le armi della sofferenza, l’unione, pronto a dare battaglia. Poi chissà, loro hanno molti nazionali appena rientrati e la Champions che li aspetta…».
E questo Napoli com’è cambiato? «Resta una squadra competitiva, con un grande allenatore. Forse più da Champions League, visto lo spessore e la storia di Ancelotti: un tecnico tra i più bravi al mondo, senza nulla togliere a Maurizio Sarri. Ma Ancelotti ti fa capire perché ha vinto così tanto. Chiunque togli al Napoli, zeppo di campioni, lo puoi sostituire con la stessa efficacia. Loro hanno anche il turn-over quest’anno».
La Redazione