A. De Laurentiis: “Todibò? Vorrei fare un’operazione alla Koulibaly”

Lunga intervista al patron del Napoli al CdS

 C’è un mondo nel quale Aurelio De Laurentiis si tuffa, lo attraversa per intero dalla serie A alla serie C, lo scavalca, lo annette in una dimensione reale che va ripulita dagli eccessi e dai veleni ambientali, dai sospetti e dai retropensieri, e prima di confezionarlo a sua immagine e somiglianza, lo infarcisce di aneddoti che partono dal Parco dei Principi e si poggiano sul lungomare di Napoli: comodi, state comodi, c’è da perdersi in quel panorama.  Ecco quanto detto dal patron dei partenopei in una lunga intervista al Corriere dello Sport. 

De Laurentiis, si ricomincia: e si riparte dalla «centralità» del Var in alcuni frammenti delle gare… «Vicenda intorno alla quale c’è grande confusione: e, visto che in Italia siamo stati i primi ad introdurlo, può anche succedere che ciò accada. Però penso sia anche arrivato il momento di far chiarezza. Ho letto che Rizzoli ha riscontrato, nella sua analisi, sette errori evitabili: a me sembra, onestamente, una percentuale altissima dopo appena dodici giornate di campionato».

Il Napoli è rimasto inchiodato dinnanzi al Var di Inter-Juventus: da quel giorno, Orsato non ha avuto più gare di spicco in Italia, ma in Champions League gli è toccata Atletico Madrid-Borussia Dortmund. «Non mi faccia pensar male, allora».

Ci basterà che dica tutto ciò che pensa… «Che bisogna dare autorevolezza alle cabine di regia, quel luogo nel quale confluiscono le immagini di quattordici o sedici o non so quante telecamere».

Invitava, un tempo, ad un tavolo di lavoro. «Proposta sempre attuale: bisogna sedersi a parlarne, mentre qui le innovazioni si lanciano e poi vengono lasciate lì, senza migliorarle. C’è bisogno di trasparenza e semmai, quando capitano casi che lo richiedano, intervenire seriamente, anche con la richiesta dei danni. Non ci ho pensato a farlo l’anno scorso, un torneo sul quale avrei tante cose da dire. In Italia abbiamo attraversato Calciopoli: a pensar male si fa peccato…».

E intanto il Var sta per sbarcare anche in Champions. «E direi giustamente. L’hanno inventato per dare dignità agli arbitri, per aiutarli. E a questo punto che si conceda anche agli allenatori delle due squadre di poterne richiedere l’intervento almeno una volta a testa per ognuno dei due tempi».

Tra gli argomenti del giorno, si direbbe dell’anno, c’è sempre Cavani. «E’ stato bello rivederlo, abbracciarlo, portarlo nello spogliatoio: ha due figli a Napoli e non so come faccia a non farsi mancare Napoli? Ma la vedete quant’è bella? Qui c’è una parte del suo cuore e, se a fine campionato, Ancelotti vorrà e qualcuno a Parigi lo fa vivere male, questo potrebbe essere il suo porto rassicurante e sereno. Poi, se per caso De Laurentiis gli offre anche 6-7 milioni e il Psg lo cede ad una cifra simbolica, allora che fa, rinuncia?».

Vi interessa, e non poco, il francese Todibo del Tolosa: diciannove anni, una promessa. «Ci piacerebbe prenderlo, lasciarlo giocare altrove e poi inserirlo semmai da noi a giugno. Come con Koulibaly».

Il mercato rimane sempre aperto, anche quello di gennaio dunque. «Ma noi dobbiamo verificare ancora le qualità di chi sta giocando. E poi ci sono Meret, Younes che è una forza della natura, c’è Ghoulam che ricorderete di cosa sia stato capace nelle stagioni che hanno preceduto l’infortunio di novembre scorso; c’è Verdi che ha talento, che ha avuto qualche problema fisico ed è stato sfortunatissimo; come Chiriches che tornerà a febbraio».

Quello che la politica deve fare per il calcio… «Continuo a pensare che sia indispensabile correggere la legge Melandri e che di concerto il sottosegretario Giorgetti, persona garbata, e Gravina, dovrebbero dar seguito al decreto veltroniano con il quale aprire le gare per i diritti televisivi. I contenuti calcistici dobbiamo costruirli noi che produciamo il calcio. E poi, è urgente una legge anti-pirateria: sennò qui si muore».

La sua voglia di riforma è ampia. «C’è una disparità eccessiva tra la serie A e la serie B, tra la C e poi la D. L’idea del semi-professionismo mi piace, ma bisogna verificare le forze e gli spazi, altrimenti si creano campionati falsati, in cui ci saranno squadre che non potranno mai vincere. Va creata e distribuita la ricchezza, ma chi non ce la fa deve auto-eliminarsi».

Rivedere i format diceva una volta. «La struttura è squilibrata, con l’introduzione del paracadute per chi finisce in B si sono accentuate alcune differenze. Sarebbe preferibile limitarsi a una sola retrocessione, da stabilire dopo spareggi tra le ultime della serie A e le prime del campionato cadetti. Ma, in generale, va ridotto il numero delle squadre. E comunque lasciatemi sottolineare che a Brescia sta venendo di nuovo fuori la storia calcistica di Cellino, la sua competenza, che pure ora sta lanciando giovani di assoluto livello, coma accadde a Cagliari».

Ancelotti ha lanciato un’idea forte: sospendere le partite, in presenza di cori offensivi o discriminatori. «E io ci aggiungerei anche lo 0-3 a tavolino. Ma prima, molto prima, mi rivolgerei ai Questori, al capo della Polizia: esistono le telecamere per riconoscere i responsabili, e anche i biglietti nominativi, smettiamola di considerare lo stadio come la terra di nessuno, applichiamo le leggi. Qui la giustizia è latente e invece esistono mezzi per fronteggiare e azzerare queste anomalie».

Ancelotti la fa illuminare. «Grande uomo, non solo grandissimo allenatore. E’ bravo ma è anche umile: ha fatto tesoro del calcio di Sarri però creando una squadra che adesso esprime le sue tesi. Al di là del rendimento, perché c’è chi riesce in alcuni momenti a dare di più e chi di meno, ora giocano tutti. Erano cinque anni che avevo Ancelotti in testa».

La Juventus è al comando. «E vabbè. Ma io non guardo mai indietro, sempre avanti: non inseguo il passato ma il futuro. Mia moglie mi dice sempre: ma goditi il momento. Impossibile: qui ci si evolve in continuazione. E il discorso scudetto non è chiuso».

Lo stadio è una riserva, quasi una miniera, certamente un’ossessione. «Ripenso al Parco dei Principi, che costa un milione di euro e consente di fatturarne cento. Ripenso alla accoglienza ricevuta come se fossimo dei re, in Francia: abbiamo ricambiato, però siamo andati a pranzo in un luogo magico, con un menù che ho suggerito io, i vini giusti. Lavorare nella nostra città è difficile ma il commissario per le Universiadi, Basile, è bravissimo, non si perde in chiacchiere, prudente ma rapido. Ho suggerito di introdurre schermi immensi, li ho messi in contatto con la Samsung… Ora ci sarà il sopralluogo, però avercele le possibilità che ha avuto la Juventus per costruirsi l’Allianz». 

La Redazione

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