Difficile che qualcuno se ne sia dimenticato, è passato un anno, ma sembra ieri. Il fischio di Italia-Svezia, le lacrime, lo sgomento di un San Siro gremito. Dopo, siamo stati solo spettatori della competizione calcistica più prestigiosa di tutte. Spettatore lo era stato quella sera a Milano Lorenzo Insigne. Il napoletano era stato tenuto fuori dall’allora ct Ventura che in attacco gli aveva preferito perfino Gabbiadini. Ora, insigne, come nelle trame dei migliori libri gialli, come tutti gli assassini che si ripettino, torna sul luogo del delitto. La Nazionale si ritrova a San Siro. Questa volta l’obiettivo è leggermente meno importante perché è ovvio che non qualificarsi alla fase finale della neonata Nations League non ha lo stesso valore del non prendere parte al Mondiale. Una cosa però è certa: Mancini non è Ventura e contro il Portogallo non farà a meno di Insigne. Ora la palla passa al napoletano che con la 10 tatuata dietro le spalle ha il doppio compito di riqualificare la sua immagine con la maglia della Nazionale e trascinare gli azzurri ad un successo che vale molto più dei 3 punti in classifica.
Il Mattino