CdS – José Mourinho impari da Ancelotti

Roberto Paone, la sua opinione la esprime sul Corriere dello Sport:

Il mio invito a dare due “scapaccioni” in senso figurato, se comprendete l’espressione, a José Mourinho ha urtato molte anime pie, avvezze ai peggiori insulti via social o via tribuna, ma indispettite con chi tocca i loro idoli. Così va il tifo, se me la prendevo con Allegri si indispettivano altri. Anche la semantica è ormai un’opinione. Non volevo menare Mourinho, ma solo – se qualche pacifista pro domo sua si offende, cambio – tirare le orecchie allo Specialone, sostenendo che un professionista, insultato per novanta minuti più recuperi, si debba comportare diversamente. Il mio ideale di stadio non è quello italiano, dove si augura la morte del prossimo, si insultano le famiglie, quando non si ferisce o ammazza qualcuno. Una volta polemizzai con un famoso collega che assolveva i comportamenti più beceri affermando che i moderni stadi di calcio sono le nuove arene gladiatorie.  

Non li voglio così. I cori dei tifosi della Juventus contro Mourinho mi hanno dato molto fastidio, come la sua reazione. Perché un professionista non può mettersi in competizione con i tifosi, di nessun genere, neanche a gesti.
Non mi piacciono neanche le esultanze chiassose o polemiche. L’esultanza perfetta è l’urlo di Tardelli a Madrid ’82. Sono uno strenuo difensore dell’ammonizione per chi si toglie la maglia. Sono per il rispetto degli avversari, tifosi, dirigenti, atleti, o arbitri. Ho criticato il mio amico Gigi Buffon per la reazione a Madrid. Gli voglio bene, ma ha sbagliato.
Il calcio è pieno di ipocrisie. Chi si indigna oggi per gli “scapaccioni” richiesti per Mourinho, li chiederà domani per l’allenatore che si è rivoltato contro la sua tribuna. Mourinho è un gran dritto, è perfetto nel mettere sotto pressione il nemico. Lo fa con rigore scientifico, il gesto di mercoledì ce l’aveva pronto. Ma io preferisco Carlo Ancelotti che a Torino si è preso più insulti dello Specialone ma ha usato l’arma dell’ironia: «Mi consolerò guardando in bacheca la Coppa dei Campioni alzata nel 2003 col Milan». E poi, in seguito, ha spostato il tema del dibattito sull’educazione. «Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità, così come credo Pep a Manchester dai tifosi dello United. Noi siamo rimasti indietro e siamo ancora agli insulti».
Io sogno stadi e persone che li frequentano diversi ma la strada del cambiamento è lunga e impegnativa. Almeno chi può dovrebbe dare il buon esempio. Senza se e senza ma”. 

 

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