Verratti al San Paolo. Era ora. Doveva arrivare qui nell’estate del 2012 quando De Laurentiis lo strappò a Sebastiani: ma i dubbi di Mazzarri e la mancanza di un regista nella sua organizzazione di gioco, convinsero il presidente azzurro a fare retromarcia. E da lì l’intromissione del Psg. La dimensione internazionale non ha guarito dai suoi tradizionali difetti: le entrate a scivolone troppo disinvolte, il gioco rallentato da uno o due tocchi in più. Si tratta di capire, in realtà, qual è il suo ruolo.
Non è il nuovo Pirlo e non lo sarà mai, ma a 26 anni si può ancora crescere. Al momento, in Nazionale, è stato scavalcato in regia da Jorginho. Hamsik interpreta il ruolo da vecchio trequartista qual è sempre stato: dunque, appena ha la palla, vede solo il passaggio in avanti. Difficile che perda troppo tempo, non ha nel dna l’innamoramento del pallone.
A Parigi ha brillato, è stato tra i migliori. Però una cosa i due non hanno in comune: Raiola. Il potente manager è riuscito pochi mesi fa a strappare Verratti dal suo storico agente; cosa che è riuscita con Hamsik che alla fine non ha mai avuto il coraggio di staccarsi dal procuratore, Venglos, che per lui è sempre stato uno di famiglia. Il duello nella mediana è una delle chiavi, anche perché il Napoli ha dominato l’andata a Parigi proprio in mezzo al campo.