Mertens, sua Maestà, il «falso nueve» (?) esploso con trentaquattro gol due stagioni fa, poi altre ventidue l’anno scorso, ha preso il Napoli ed ha spiegato a modo suo come vanno le cose: lui gioca e segna, ritmicamente, ciclicamente, sistematicamente, come il bel tempo che è stato, ha la stessa tendenza di quei nove mesi fantastici, ereditati in una dimensione insolita dall’infortunio (il primo) di Milik e divenuti stellari. Mertens, per il San Paolo “Ciro”, quindi uno di famiglia, ha intuito quel che gli altri non prevedono, ha seguito il corso degli eventi e la traiettoria del pallone, poi ha messo la faccia nel post-partita ed ha spostato le lancette: l’ora solare è in lui. Come riporta il CdS, tre reti nei 208 minuti che vanno dalla Dacia Arena al san Paolo, ma passando per il Parco dei Principi, media sufficiente per invocare una maglia che sia soprattutto la sua.
La Redazione