Oggi la vita di Stefan Schwoch, ex attaccante del Napoli, si alterna tra (pochi) campi di calcio dove fa l’opinionista per Dazn, e (molte) scrivanie di banca dove lavora come consulente finanziario. La sua vita è cambiata parecchio, ma non le sue abitudini. Il lavoro di oggi lo porta spesso a Napoli dove quando cammina per strada riceve ancora l’affetto di un popolo che non lo ha mai dimenticato. Anche perché per il popolo di fede azzurra è rimasto un vero e proprio idolo, quello della promozione in serie A con Novellino in panchina nella stagione 1999-00. Una cavalcata condita da 22 reti in 35 presenze.
Quindi niente più tuta e pantaloncini?
«Tutti i giorni in giacca e cravatta. E non vedo l’ora che arrivi la domenica per mettere tuta o jeans».
Ma come mai ha deciso di intraprendere questa carriera così lontana dal calcio?
«Il mondo della finanza mi ha sempre affascinato e mi è sempre piaciuto moltissimo. Anche quando ero calciatore. Quando ho visto che non c’era più possibilità di lavorare nel calcio con continuità, ho deciso di prendere un’altra strada e ho fatto l’esame».
L’esame?
«Sì, avevo solo un diploma di liceo. Non avevo studiato nulla a livello di finanza, e allora mi sono dovuto mettere sotto con matematica finanziaria, diritto e tutto quello che ha a che fare con il mondo delle banche. Ho studiato su 6000 domande a riposta multipla dalle quali ne sono state prese 60».
E poi ha iniziato a lavorare
«Non è un lavoro facile, sia chiaro, richiede molto impegno e grande sacrificio».
Dove ha i suoi clienti?
«Tra Vicenza e Napoli».
A proposito di Ancelotti, il suo allenatore in quel Napoli era Novellino: che rapporto avevate?
«Padre-figlio».
Addirittura?
«Il nostro era un rapporto strettissimo, al punto tale che una volta abbiamo anche fatto le vacanze insieme».
Dove?
«Siamo andati a San Benedetto del Tronto anche con Iachini che giocava con me. Stavamo in spiaggia e si stava benissimo anche perché quando vado in vacanza per me esiste solo il mare ed il lettino. Anche adesso che sono più adulto scelgo sempre il lettino in prima fila».
Dopo quella di San Benedetto con Novellino ci sono altre vacanze indimenticabili?
«Ho viaggiato tanto, per fortuna. Sopratutto mi piacciono gli Stati Uniti, quindi sono stato a New York, Miami, in California e Las Vegas. Ammetto che mi manca l’Oriente, ma sicuramente recupererò».
Altre passioni?
«I dolci, potrei vivere anche solo di quelli».
Da questo punto di vista Napoli non era male.
«Assolutamente. Più pastiera che babà perché non mi piacciono gli alcolici e nel babà c’è il rum».
I dolci sono l’unico peccato di gola che si concede?
«Non sono un grande mangione. Una pizza ogni tanto, oppure un primo o il sushi. A Napoli mi sono trovato alla grande dal punto di vista della cucina».
Per chiudere il cerchio: come mai non ha proseguito la sua carriera nel mondo del calcio?
«Quando ho smesso di giocare ho fatto il responsabile del settore giovanile a Vicenza e poi anche il direttore sportivo ma le responsabilità dell’area tecnica erano di Cristallini. Praticamente io non avevo molto peso e quindi ho deciso di smettere. Da circa sette anni mi sono dedicato al mio lavoro attuale e sono felicissimo della mia scelta».
Fonte: Il Mattino