Presa la decisione, la Serie A resta a 20 squadre

«Finalmente! Finalmente mettiamo fine a questo orrore chiamato commissariamento: oggi il calcio italiano rivede la luce». Cosimo Sibilia, 59 anni, avellinese, laurea in Scienze Politiche, marito di Stefania e padre di Antonio e Caterina, parlamentare forzista, è il leader della «Grande coalizione» che oggi ha eletto al primo turno, Gabriele Gravina a capo della Figc. Con Sibilia che ne sarà il vicario. 
 
Un calcio italiano che è uscito a pezzi dalla gestione Tavecchio. Di cui lei era in ogni caso, il numero due.
«Otto mesi fa ero candidato ma già quel giorno a Fiumicino avevo fatto il passo indietro lanciando Gravina. Lui prima disse di sì poi ha cambiato idea. Ha riconosciuto l’errore ed è stato il punto di partenza per questa intesa. Il nuovo consiglio direttivo sarà nuovo, nuovissimo e siamo davvero pronti a una svolta importante».
La scelta di Mancini ct?
«Anche qui. Ci hanno snobbati. Le componenti della Figc non erano state commissariate. Magari lo avrei scelto anche io, ma perché ignorarci del tutto?».
La serie A minaccia una scissione prima o poi.
«Non ci credo. In serie A ci sono venti squadre e venti anime: io sto ancora aspettando il nome del candidato della serie A alla presidenza della Figc nel gennaio del 2018. Lo avrei votato».
Lei invece ha in pugno la Lega Dilettanti, un esercito di un milione di tesserati e tredicimila società.
«Vero. Il mio passo indietro, è stato determinante per trovare una compattezza che sembrava impossibile da raggiungere. Questa alleanza ora sembra scontata, ma è stata complicatissima».
Da dove ripartite?
«Subito la riforma della Giustizia sportiva. Deve essere endo-federale. Per me l’ultimo grado deve essere la Corte di Appello federale e non il Collegio di Garanzia del Coni. Un modo per mettere freno al caos di questi mesi. Una commissione di esperti si insedierà già in settimana per mettersi all’opera».
Lei ne sarà il responsabile?
«Probabile. Subito dopo mettiamo mano ai format: serie B a 20 squadre, tre gironi di serie C con 20 squadre. La serie A non cambia. Bisogna reintrodurre il semi-professionismo».
Da uomo del Sud, che pensa della Juventus che si oppone alla chiusura delle curve?
«L’idea di andare a colpire i singoli mi lascia senza parole. Ma come si fa? Le norme attuali mi sembrano giuste, le curve razziste vanno chiuse. Nessuna marcia indietro».
Ha parlato con De Laurentiis?
«È stata una estate di rapporti continui, spesso anche molto tesi per la storia del Bari. Sta dando una grande mano alla crescita del calcio italiano».
La fate la Legge sugli stadi?
«Ci abbiamo già provato ed è stata bloccata. Ma a tanti non piaceva l’idea di fare centri commerciali, alberghi dove si gioca a calcio. E siamo tornati al punto di partenza»

Fonte: Il Mattino

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