Di Natale: “Sorpreso da Allan? Ecco come lo chiamavamo. E su Zielinski…”

Dici Udinese-Napoli e pensi subito ad Antonio Di Natale.  A quattro anni dal suo ultimo Udinese-Napoli, Totò ha cambiato vita. Ma fino a un certo punto. Ha lasciato il calcio giocato e si è dedicato alla panchina. Ha sposato la causa dello Spezia in serie B (da un bianconero all’altro) e collabora con l’allenatore Marino nella cura della fase offensiva della squadra.
Non ci dica che non segue più l’Udinese?
«Assolutamente no. La seguo eccome. E mi piace la squadra di quest’anno».
Cosa in particolare?
«Hanno una squadre molto giovane ma con qualche giocatore di esperienza».
Che idea si è fatto di Velazquez, l’unico allenatore straniero della nostra serie A?
«Ha portato le sue idee e ha iniziato bene. Da quello che mi raccontano da Udine è un grande lavoratore e ha una grande voglia di allenare sul campo. Soprattutto gli piace far divertire i ragazzi».
Passiamo ai singoli: da attaccante ad attaccante, che giudizio si è fatto di Lasagna?
«È un grandissimo attaccante: sa fare gol e sta dimostrando il suo valore. E poi è un bravissimo ragazzo, quindi sono contento per lui».
La scorsa settimana è arrivata anche la chiamata in Nazionale.
«In realtà me l’aspettavo già l’anno scorso quando aveva fatto un grande campionato. Sta migliorando ogni anno. Le sue qualità migliori sono la velocità e la capacità di attaccare molto la profondità».
L’Udinese non è solo Lasagna, ma anche De Paul, quello che ereditato la sua maglia numero 10.
«Rispetto a Lasagna lui è quello che porta la fantasia. Certo, quest’anno sta anche facendo gol. L’ho conosciuto ed è un ragazzo in gamba. Deve continuare su quella linea. Può fare il trequartista ma anche l’esterno. Sa fare la differenza quando parte da dietro e va in velocità. Ha eredito la mia maglia numero 10 e penso che se la stia meritando tutta».
Altri pericoli per il Napoli?
«Fofana ha già dimostrato da un anno che ha qualità e sono contento che stiano venendo fuori le capacità di Scuffet».
Oggi non ci sarà Insigne per un problema fisico, ma le piace la sua nuova collocazione tattica da prima punta?
«Sono contento per lui ed è stato bravo Ancelotti a farlo giocare più attaccate perché gli permette di vedere la porta più lucidamente. Da esterno nel 4-3-3 devi fare tutta la fascia e consumi energie. Scherzando gli dicevo sempre che giovava troppo per i compagni: Fai bene, ma se sei un attaccante a fine campionato devi portare a casa i numeri, cioè i gol. Devi fare 15 reti di media. Ora è sulla buona strada. È un ragazzo che si è messo in discussione».
Non è facile per un napoletano giocare nel Napoli?
«Ci rimane male quando non fa gol e prende i fischi, ma i tifosi lo adorano e lui dimostra sempre il suo affetto».
E cosa pensa del dualismo Milik-Mertens?
«Sono scelte dell’allenatore e sono cose anche normali quando hai tanti campioni. Ancelotti dimostra di far giocare tutti. Bravo Mertens a mettersi in discussione perché quando entra fa sempre benissimo, l’anno scorso ha fatto un campionato pazzesco».
A lei con chi dei due sarebbe piaciuto giocare?
«Probabilmente con Mertens perché quando giocavo con Sanchez che ha tecnica e velocità mi divertivo un molto. Negli ultimi anni la prima punta fisica è un po’ sparita».
Cosa ha pensato quando il Napoli ha annunciato Ancelotti?
«Che colpo. Lui è stato il numero uno in Europa e in Italia. Dopo Sarri era l’unico che poteva arrivare. Dà tranquillità ai giocatori e tutti i giocatori che ha allenato dicevano sempre che portava felicità nel gruppo. In più è una persona seria e sincera, si fa fatica a non volergli bene. Anche con chi non giocava aveva un rapporto speciale».
Lei ha giocato in squadra con Allan, sorpreso dalla sua crescita?
«Mi basta dire che ai tempi lo chiamavo Alemao. Però lui ha anche più qualità. Corre per tre: è difficile per un allenatore tenerlo fuori. Quando scelse Napoli parlammo un po’ e mi sembrava subito entusiasta».
E che ricordi ha di Zielinski?
«Quando l’Empoli lo prese in prestito dall’Udinese dissi al presidente che avevano preso un campione. Si vedeva da quando si allenava con noi: era giovanissimo ma usava destro, sinistro e faceva delle cose incredibili per l’età che aveva».

Fonte: Il Mattino

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