Comune e Società si muovono su un doppio binario. Val a dire sanare – da un punto di vista amministrativo – la situazione del dare e dell’avere dal 2015 al 2018 cioè di questi anni senza convenzione in cui la gestione del San Paolo è stata a «domanda a servizio individuale», ovvero il Napoli affitta lo stadio il giorno prima della gara con i mezzo una serie di lavori fatti sia dalla Società che dal Comune e le tariffe che sono cambiate. Parallelamente, si discute anche di una convenzione che andrebbe in vigore a partire dal prossimo anno quando la struttura di Fuorigrotta non sarà più un cantiere – è interessato dai lavori per le Universiadi di luglio 2019 – e avrà una spetto molto più dignitoso: ci saranno i bagni, la pista di atletica nuova, l’illuminazione a luci led, i sediolini nuovi, i tabelloni, il rifacimento spogliatoi e molto altro. Il vecchio e glorioso San Paolo sarà di sicuro più accogliente. Come far convergere due rette parallele? Comune e Società stanno valutando una strada per un accordo che non sia la convenzione per più anni – impossibile da fare dati i lavori in corso – ma una concessione che consentirebbe al Comune di incassare una cifra forfettizzata e di scongiurare un contenzioso con la Società e al Napoli di risparmiare. Conti alla mano, a De Laurentiiis giocare al
San Paolo costerà – senza accordo – una cifra tra i 4 e i 6 milioni. In regime di convenzione, al netto della manutenzione del terreno di gioco, non si arrivava a un milione. La Società ogni volta che il Napoli gioca a Fuorigrotta deve versare il 10% dell’incasso oltre alla tariffa. L’equilibrio potrebbe essere trovato a metà strada. Con un De Laurentiis di sicuro più ammorbidito perché ha la certezza del cronoprogramma dei lavori e che a dicembre si inizieranno a installare anche i sediolini nuovi. Con un po’ di fortuna se il Napoli passasse il girone di Champions potrebbe disputare gli ottavi con i sediolini nuovi. Fonte: Il Mattino