Per Sarri la Juve vincerà su due fronti

Per il tecnico del Chelsea ora Lorenzo Insigne non dovrà staccare la spina

Sarri è primo a pari punti con il suo Chelsea in Premier League assieme al Liverpool e il Manchester City, ma al tempo stesso non dimentica la città di Napoli e i tifosi azzurri in una lunga intervista al CdS. Per scudetto e Champions vede la Juventus davanti a tutti, però esalta la crescita di Lorenzo Insigne. 

« Non sono un frequentatore dei social. Vedo che postano filmati e li etichettano in quel modo dopo aver scelto l’azione con più passaggi. Posso essere sincero?».

Devi. «Neanche loro conoscono il significato. Intendo dire i tifosi del Chelsea. Si sono inventati questo Sarriball, qualcuno non ci mette il trattino, pronunciano tutto d’un fiato e vanno avanti così. Che ridere… A me fa piacere, sono qui da tre mesi all’inizio è stato difficile». (Aspira una sigaretta, «guarda che puoi fumare, almeno in questo nel mio ufficio decido io». C’è una tazzina di caffè adibita a posacenere, colma di acqua e di mozziconi).

Difficile perché? «Sono arrivato a metà luglio, i reduci dal Mondiale ad agosto. Subito la tournée in Australia, non c’era molto tempo. Pensavo a una fase di apprendistato più lunga».

Quattro o cinque mesi? «Qualcosa in meno. Mi hanno aiutato gli spagnoli del Chelsea, quelli che parlano la nostra lingua calcistica. Ora ci divertiamo».

Sei modesto. «No, realista. A Napoli abbiamo avuto bisogno di qualche settimana, ma la Serie A è diversa. Qui mi sono detto “occhio, Maurizio, hai sognato per una vita quest’approdo, cerca di essere te stesso”. E ho visto che i meccanismi hanno funzionato da subito, i risultati ci hanno spinto».

Hai sofferto durante la trattativa? «La sofferenza è una cosa diversa. Anche se vedo che continua a riversarmi parole di ogni tipo (non nomina De Laurentiis, però alza lo sguardo, ne accende un’altra e si capisce che l’istinto gli direbbe di continuare, ma è forzatamente padrone della sua razionalità). Fammi una cortesia».

Quale? «Chiudiamo qui questo discorso. Tanto, io amerò Napoli e i tifosi del Napoli per tutta la vita. E so cosa pensano di me, come lo pensano e quando lo pensano. Sempre. Il nostro è un amore indissolubile, eterno. L’altra sera…».

Hai studiato nuove soluzioni per il 4-3-3. «No, mi sono entusiasmato durante Napoli-Liverpool. Eccellente prestazione, fino all’ultimo respiro. Ho dichiarato, da tifoso, che mi fa piacere pensare di averli stancati qualche giorno prima quando sono venuti a Stamford. Ma l’interpretazione del Napoli è stata da grande squadra».

Chi vince lo scudetto? «La Juve non ha rivali, quando lo dicevo pensavano che volessi portare acqua dalla mia parte. E’ così anche oggi, già sono in fuga. E quest’anno possono trionfare in Champions, sono due i candidati».

Juve e Real? «No, Juve e Manchester City. Ho sempre pensato che la squadra di Guardiola sia matura per l’ultima scalata a livello europeo. Per me sarà una corsa a due. Poi bisogna vedere come staranno le spagnole a marzo: oggi un po’ così, ma il vento della Champions cambia facilmente». (Ci invita a guardare i campi. «Sono 36, Cobham è un’oasi. Di là mi alleno una settimana, quella dopo vado dall’altra parte». E indica con le mani girandosi da una parte all’altra come se dovesse indicarci i movimenti in campo). «Vedi lì in fondo? C’è il Chelsea femminile, sono talmente concentrato sul mio che non mi rendo conto di essere spesso un automa. Perché cambio campo? Per una questione di terreno, di adattamento ai vari movimenti. Ora sono concentrato sulla difesa. Sono queste le situazioni che mi piacciono di più». (Ne ingoia un’altra. Rigorosamente Merit).

La tua giornata dovrebbe durare il doppio. «Solitamente faccio dalle 9 alle 19. E due ore di video per i fatti miei. Religione. Ho però casa a dieci minuti da qui, Effingham (più o meno la stessa distanza che c’è da Varcaturo a Castel Volturno). Mi chiudono qui, nel mio eremo, e se bussano non apro. Sono immerso nel mio mondo, l’ho conquistato a quasi sessant’anni. Non devo dire grazie a tizio o caio, ma soltanto a chi mi ha voluto bene, a chi mi ha sopportato,a chi mi ha compreso, a chi non ha speculato».

Con chi ce l’hai? «Mi conosci bene dai tempi della Serie C. Quello era un campionato che ti stritolava, che ti metteva in discussione sempre, spesso alla porta. Partire e ripartire, una bocciatura e poi un’altra. Non è stato semplice». (Guarda l’interprete e il responsabile dell’ufficio stampa, la traduzione istantanea è in ritardo di qualche secondo perché lui va a duemila, come se volesse ripercorrere più veloce della luce la sua infinita gavetta).

Segui sempre i campionati minori? «Con curiosità. Ma oggi è un casino, non si capisce. Squadre che non si iscrivono, squadre che spariscono, la B a 19: non discuto le decisioni, magari la tempistica e tutto il resto. Chi sarà il prossimo presidente federale?».

In rialzo Gravina. «…» (mi guarda, memorizza, non risponde. Nel frattempo sono quasi scaduti i quindici minuti inizialmente concessi dal Chelsea. Sarri li guarda e sbotta: «E’ venuto da Roma, siate buoni. Magari dopo lo invitiamo a pranzo». Gli regalano un sorriso di compiacimento, via libera).

Se ti dico Insigne?
«Il miglior calciatore italiano. Lo hanno votato in un sondaggio del Corriere dello Sport-Stadio? Hanno fatto bene. Oggi vince lui. La sua svolta? Semplice, crede in se stesso. Ora di più, sempre di più. Si è scrollato di dosso le incertezze e le paturnie di chi deve essere protagonista nella squadra della sua città. Se ci pensi, era questione di tempo. E non credo proprio che sia un problema di posizione: certo, se gioca più vicino alla prima punta inquadra la porta meglio perché ha la classe e i colpi. Ma lui può fare di tutto: lo avevo pensato trequartista, poi l’ho spostato come esterno offensivo. La tattica e la tecnica sono il pane, io sono sempre qui a insegnare, ma poi ci devi mettere qualcosa di tuo. L’ultimo passaggio è il d.n.a. che si sveglia e che ti urla “vai, spacca il mondo”. Questa è la sintesi di Lorenzo. Ora non deve più staccare la spina, ha inquadrato il problema e si è preso la ribalta, non soltanto quella del Napoli». 

La Redazione

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