Le carte processuali dipingono una Juventus intimidita, quasi succube. Il capo della biglietteria, Stefano Merulla, nel 2014 si sfoga con Germani: «(Dominello) l’hai portato tu, non io. Io non so che mestiere faccia, ma ho la percezione che abbia una influenza abbastanza forte all’interno della curva». Era il «metodo mafioso»: un metodo che, dicono i giudici, non era nemmeno necessario manifestare apertamente. «La società – è scritto – era ben disposta a fornire ai gruppi ultras cospicue quote di biglietti e abbonamenti perché li rivendessero, ottenendo in contropartita l’impegno a non porre in essere azioni violente per spartirsi l’affare. Dominello garantiva l’equilibrio grazie alla sua influenza. La forza di intimidazione del sodalizio, tangibile per i dirigenti della Juventus, era spesa, silenziosamente, ma con indubbia capacità persuasiva, verso le migliaia di facinorosi dello stadio».