Per cominciare: Sarri ha rappresenta un’epoca, bella, spettacolosa nella sua espressione, che ha generato un movimento popolare e quasi una fondazione etico-«politica» (il Sarrismo, gioia e rivoluzione) immersa nel sogno di «prendersi il palazzo». E Ancelotti, quando è approdato in quest’universo stregato da un sognatore (è un complimento, eh!) s’è ritrovato avvolto in una nuvola di diffidenza quasi inelegante per quella sua Storia personale, addobbata dai trofei cui fa riferimento il procuratore della Dda, Giuseppe Borrelli: «Noi uno come Ancelotti non l’abbiamo mai avuto, non si vincono tre Champions League per caso. E lui è andato oltre il suo passato, per conquistarci. Vive la città, la respira, ha un’idea di futuro qua: è irrilevante persino quanto resti, se tre anni come da contratto o sei, come ha detto a De Laurentiis al telefono». Il resto lo fanno le voci, quest’universo che diffonde anche sensazioni a macchia social: Ancelotti a Ischia, Ancelotti a Pompei, Ancelotti in Costiera, Ancelotti in centro che cena o a Marechiaro, Ancelotti che prende casa nel cuore di Napoli, proprio dove abitava Higuain e dunque ne ascolta anche i rumori: Ancelotti, che insomma, diventa cittadino «e non recluso nel centro sportivo», quasi fosse uno di loro. Fonte: CdS