Ma come funzionano i contratti degli arbitri? Perché è vero che un internazionale può raggiungere anche cifre consistenti (250/300 mila euro all’anno) ma bisogna sempre tener presente che sono i meno pagati in un mondo di milionari e che le loro carriere, ad alti livelli (e dunque ad alti guadagni) sono comunque brevi. I contratti sono in pratica dei Co.Co.Co. che hanno scadenza un anno. Cioè, vengono rinnovati ad ogni inizio di campionato, ovviamente dipende se l’arbitro in questione è stato confermato in ruolo o no. I contratti non hanno alcun “onere previdenziale”. Non ci sono ferie, non c’è copertura INAL, non c’è neanche il TFR, non essendoci alcun accantonamento. Il che rende necessario essere oculati durante l’attività, soprattutto per chi non ha un lavoro alternativo che possa garantirgli lo stipendio una volta finito d’arbitrare.
DIRITTI D’IMMAGINE
Gli arbitri percepiscono un “fisso” che viene erogato in tre tranche (solitamente novembre, marzo, giugno) con partita IVA, dietro presentazione di fattura. Ovviamente, questa quota varia a seconda del “grado” (internazionale o non internazionale) e dell’anzianità (numero di gare dirette in serie A), andando dagli 80mila euro degli arbitri FIFA fino ai 45mila per chi arriva in A stabilmente per il primo anno. Inferiori le cifre riservate ai guardalinee.
GETTONE
Ci sono poi i gettoni di presenza, ovvero il compenso per le gare dirette in una stagione. Qui tutti sono sullo stesso piano: per ogni partita, un arbitro percepisce 3.800 euro se è in campo, 1500 se è al VAR. Fonte: CdS