Gazzetta – Con Insigne, falso nove, ci guadagnano tutti

Nessuno sostiene che Lorenzo Insigne sia paragonabile a Leo Messi. A parte Ronaldo, nessuno lo è. La scelta operata da Ancelotti di spostarlo dalla fascia sinistra al centro dell’attacco, però, ricorda da vicino quella che Guardiola prese nei confronti di Messi nel 2009, in un Clasico al Bernabeu: il tecnico del Barcellona lo spostò dalla fascia destra al centro, mossa che portò all’annientamento del Real Madrid (finì 2-6) inaugurando l’epopea del «falso nueve». Le due mosse sono accostabili perché Insigne, esaltato dal nuovo ruolo – e dalla diminuita distanza dalla porta – si è messo a segnare come un bounty killer. A volte gioca proprio centravanti, a volte svaria per favorire gli inserimenti di Zielinski, di certo il Napoli ci ha guadagnato, e su un uomo che in tanti pensavamo aver dato il suo meglio con Sarri. Può guadagnarci anche Roberto Mancini, nelle vesti di c.t. dell’Italia? La risposta è affermativa per due motivi. Il primo consiste nella mancanza di un «9» di statura internazionale: Immobile stenta a ripetere in azzurro le prestazioni con la Lazio, Belotti e Zaza devono prima ritrovarsi nel Torino e Balotelli non ha sfruttato la chance estrema concessagli. Ben venga quindi un giocatore di alta qualità adattato nel ruolo, perché se funzionasse sarebbe quasi agevole cucirgli attorno una squadra. Il secondo motivo, connesso al primo ma tutt’altro che scontato, è il gol decisivo che Insigne ha segnato al Liverpool al 90’. Senza quella perfetta scivolata, il Napoli avrebbe pareggiato un match che meritava ampiamente di vincere, retrocedendo virtualmente in Europa League con quattro gare di anticipo (in Champions non si sopravvive partendo da due mezzi flop). E dunque Insigne ha risposto nel migliore dei modi in un momento di enorme tensione: pensate all’incapacità degli azzurri persino a tirare un anno fa, nello spareggio con la Svezia, e avrete il senso del salto di qualità.Per tornare a comporre una Nazionale degna delle sue tradizioni, i calciatori italiani hanno bisogno di giocare in contesti di alta competitività, dove si cresce a una velocità dieci volte superiore al normale.

La Gazzetta dello Sport

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