Beppe Pancaro ha avuto la fortuna di lavorare con l’allenatore azzurro tra il 2003 al 2005 quando ha vestito la maglia del Milan.
Cinquantasei partite possono bastare per conoscere Carlo Ancelotti e poi riconoscerlo altrove, tra le righe di una partita che il Napoli ha dominato, tra le sfumature di una notte magica, invasa da stel
L’ex difensore del Milan non è stupito dal lavoro di Ancelotti: «Lo conosco bene, ormai non deve dimostrare più nulla. Piuttosto sono rimasto favorevolmente colpito. Il suo è stato un vero capolavoro tattico».
Non si smette mai d’imparare, da uno come Carletto. Il re di coppe. Tre Champions da allenatore. Due proprio col Milan. Ora la sfida più bella e difficile: rendere grande il Napoli.
Ci riuscirà, Ancelotti?«Difficile dirlo, ma l’inizio è stato incoraggiante. Gli auguro di fare quello che ha fatto in tutta la sua carriera, ovvero continuare a vincere. Stavolta col Napoli».
Intanto s’accontenta – si fa per dire – di un successo prestigioso
contro il Liverpool di Klopp.…«Sono contento per lui, soprattutto per un motivo».
Quale? «All’inizio c’era un po’ di scetticismo nei suoi confronti dopo tre anni fatti molto bene, con la squadra che giocava a memoria, guidata da un altro grande allenatore come Sarri. Mi auguro che, dopo la vittoria sul Liverpool, questo scetticismo sia definitivamente svanito».
Dove s’è vista, principalmente, la mano di Ancelotti nel successo di mercoledì sera?«Il Napoli giocava in modo diverso in fase di possesso e non possesso palla. Questo perché Ancelotti non è un integralista ».
Pensandoci, prima della gara con la Stella Rossa disse: il Napoli non dovrà avere una sola identità....«Ed infatti è così. Le sue squadre sono difficili da leggere e studiare. Carlo sfrutta molto la qualità dei suoi giocatori in funzione del momento e delle caratteristiche degli avversari».
Qual è il principale pregio di Ancelotti?«La capacità di saper variare molto il proprio gioco e la giusta
interpretazione della partita che lascia ai campioni che ha in rosa. Sono questi i valori aggiunti di Ancelotti».
Il paragone Allan come il “vostro” Gattuso è azzardato?«No, ci può stare. Anche Allan, come Rino, ha grande carattere. In campo trascina i compagni, si fa sentire nei contrasti, è molto forte in fase d’interdizione, recupera tanti palloni. Si somigliano».
Tratto da Il Roma