Non ha mai avuto paura di attaccare nel calcio e nella vita: per Andrea Dossena non c’è mai stata differenza. «Sono arrivato a Liverpool nel momento migliore della carriera – dichiara l’ex difensore –. Passare dall’Udinese all’Anfield è stato un bel salto. In quei due anni, però, ho commesso qualche errore».
Nel gennaio 2010 tornò in Italia, destinazione Napoli. «Ci sono rimasto due anni. Nel 2012 sfiorammo i quarti di Champions». Fu l’ultimo vero acuto europeo dei partenopei, che affrontano il Liverpool per rialzarsi dopo il pari con la Stella Rossa.
Andrea, che cosa ricorda dei suoi anni a Liverpool?«Stupendi. Il centrocampo era pazzesco con Gerrard, Mascherano e Xabi Alonso. Steven era un leader calmo, trasmetteva serenità al gruppo. Si portava il peso di tutta la città sulle spalle come Totti alla Roma».
Come andò con Benitez?«Si lavorava poco: 50 minuti e tutti a casa. Ci faceva sentire tutti un po’ scolaretti nonostante avesse a che fare con gente che in carriera aveva vinto».
Scelse di tornare in Italia per inseguire il Mondiale?«Sì, Lippi mi aveva detto di tornare per giocarmi le mie carte in chiave convocazione. Con Mazzarri mi trovai molto bene. Al secondo anno qualcosa cambiò: soffrii il ballottaggio con Zuniga».
Contro il Chelsea sfioraste i quarti di finale...«A Napoli vincemmo noi 3-1, loro avevano André Villas-Boas, al ritorno in panchina Di Matteo se la giocò mandando in campo i migliori, Drogba e Lampard: perdemmo ai supplementari. Peccato».
L’anno dopo arrivò al Napoli proprio Benitez...«Dopo la prima settimana di lavoro si diceva già che si corresse di meno… Ma De Laurentiis decise di sceglierlo lo stesso».
Da Sarri ad Ancelotti?«De Laurentiis ha voluto l’allenatore più bravo di tutti a valorizzare ciò che ha tra le mani. A Sarri l’Inghilterra farà bene perché le competizioni sono tante. Però resta un gap tra il Napoli e la Juve e le milanesi».
Come vede Hamsik regista?«Quando c’ero io, Marek faceva la cosa più difficile. Nel nuovo ruolo deve fare cose più semplici. Con Sarri era tutto organizzato: sarebbe stata dura anche per Jorginho quest’anno in quella posizione».
Coi Reds sarà dura…«Klopp è un grande allenatore. La sua squadra ha pochi punti deboli. Il Napoli dovrà essere bravo a trovare Insigne tra le due linee. Non vedo bene Milik contro Van Dijk. Ancelotti dovrà stare attento sui piazzati».
E poi c’è il Psg di Cavani…«Vive di grandi individualità. Cavani è stato un leader al Napoli. Ci chiedevamo da dove tirasse fuori quella cattiveria, quel veleno».
Fonte: Gasport