La brutta batosta subita per mano della Sampdoria ha segnato lo spartiacque tra il Napoli sarrista e quello di Carlo Ancelotti. Per quanto possa sembrare paradossale, il nuovo corso della squadra azzurra è cominciato all’indomani della partita di Genova, dalle ceneri di quella brutta serata. Nel turno infrasettimanale, il tecnico di Reggiolo ha operato un massiccio turnover, cambiando la formazione per nove undicesimi. È stata l’occasione per assistere al debutto di Kévin Malcuit, che ha rappresentato la nota più bella del mercoledì sera. Il terzino destro, prelevato dal Lille la scorsa estate, ha sfoderato una prestazione maiuscola sia in fase difensiva che nelle numerose scorribande offensive. Insigne si è confermato più pericoloso nella sua nuova posizione ed ha realizzato il gol che ha sbloccato la partita; il terzo nelle ultime due apparizioni. La doppietta di Milik ha arrotondato il punteggio, rendendo trionfale una serata positiva. Venti calciatori diversi, alternati negli ultimi centottanta minuti, sono una novità assoluta in casa azzurra, una piazza abituata all’utilizzo dei soliti 13/14 elementi, assuefatta al concetto di titolatissimi, convinta che i restanti calciatori in panchina fossero solo un inutile corollario. Era il triennio sarrista, con il famigerato sogno nel cuore soffocato oltre i meriti del campo. Questo, viceversa, è il Napoli di Ancelotti…finalmente aggiungerei. Ed il Napoli di Ancelotti si conferma saldamente alle spalle della Juve capilista, con buona pace delle griglie e grigliette di mezza estate. Qualcuno ha già ammesso l’errore di valutazione dello scorso agosto, il resto ce lo dirà il campo, come sempre giudice supremo. Proprio la Juve di CR7 sarà il prossimo avversario di Insigne & co. Gli azzurri ci arrivano nel loro momento migliore, una fase di grande ascesa sia fisica che mentale. La partita dello Stadium, il suo significato e le sue difficoltà non necessitano di grandi precisazioni. I tifosi sognano ancora e più di prima, con ancora negli occhi il gol di Koulibaly ed il sogno nel cuore che ancora esiste, anche se nessuno mai lo ammetterebbe.
Riccardo Muni
@riccardomuni