Capello: “Ancelotti sa vincere e randellare; è l’uomo che ci voleva a Napoli”

Ora Fabio Capello fa il commentatore, ma sulle panchine italiane ha vinto un po’ ovunque, da Milano a Roma, passando per Torino e poi Madrid. Le sue squadre, il 4-4-2, il regista e due attaccanti. 
Capello, per lo scudetto è sempre Juve contro Napoli?
«È la conferma e la riconferma delle due squadre che sono al top del calcio italiano. La Juve si è rinforzata per vincere la Champions con Ronaldo, adesso si è strutturata per essere ancora più competitiva in Italia e in Europa. Ora come ora, la Juve mi pare ancora quella favorita».
Capello, quando si arriva alla guida di un gruppo è più difficile capire o farsi capire? 
«Sono due cose che si integrano perfettamente. Capire cosa hai in mano e in base ai valori riuscire a dire quello che si vuole. Farsi seguire e capire è diverso, serve il carisma e i calciatori intuiscono subito se ce l’hai o no. Ed è per questo che capire è più complicato». 
Ancelotti pare che in poco tempo sia riuscito in entrambe le cose?
«Non mi meraviglio che abbia già trovato la giusta via dopo i problemini iniziali. Lui ha portato nel Napoli qualcosa di nuovo, essendo intelligente ha subito capito cosa poteva fare per migliorare la situazione».
Quale la cosa che più l’ha colpita?
«Ha preso Insigne e lo ha portato in una posizione dove la sua rapidità e la sua pericolosità hanno dato i frutti: uno come lui, il giocatore che ha più qualità di tutti, più lo porti vicino alla porta e meglio è». 
Con il 4-4-2 lei ha vinto tanto, anche una Champions?
«Io agli schemi non credo, la scelta di come giocare è legata proprio a ciò che dicevamo prima ovvero ai giocatori che hai nella rosa. Devi imparare a conoscere ciò che sanno fare: quello che conta sono il modo con cui vengono occupati gli spazi, l’intelligenza dei singoli e così via».
Con Ronaldo il Real partiva sempre dall’1-0, sono parole sue. Con la Juve ha problemi?
«Qui è diverso. A Madrid in area gli arrivavano 20 o 30 palloni in area a partita. Qui quanti? Cinque o sei. Normale che per adesso non abbia quel tipo di percentuali».
Capello, ma allora è davvero così difficile segnare nella nostra serie A?
«Si gioca a difendere bene, a essere ossessivi nel lavoro difensivo. Anche chi prova ad avere il possesso, lo fa partendo troppo da lontano, dalla propria metà campo, giocando col portiere e perdendo un sacco di tempo. Il Real o il Barcellona fanno possesso ma a ridosso dell’area avversaria. Così ha un senso…». 
Cosa è per lei il calcio bello?
«Fare gol in venti passaggi o fare gol in tre passaggi che è molto più difficile perché ci vuole più velocità e rapidità».
Ma la storia di Allegri che vince senza dare spettacolo?
«Che sciocchezza. Vincere è lo spettacolo. E continuare a vincere come sta facendo la Juventus è ancora più complicato e quindi più spettacolare. E poi Allegri quando la sua squadra sta bene gioca bene».
Lei alla Roma, nel 2001, è stato l’ultimo tecnico a vincere uno scudetto al di fuori della tirannide di Milano e Torino. Perché al Sud non si vince?
«È questione di mentalità. Spesso ci si accontenta, basta aver giocato bene ed è finita. Vincere, al Nord, fa parte della normalità: lo fai, fai baldoria per qualche ora e pensi a quello che devi fare per conquistare la prossima coppa e il prossimo campionato. A Napoli mi pare che dopo aver vinto a Torino contro la Juventus si è fatto festa fino alle 4 del mattino». 
Anche per questo andò via dalla Roma?
«No, andai via perché dopo cinque anni tornavo a casa e non sapevo cosa fare per migliorare ancora. Sfiorammo anche un altro scudetto e senza il pareggio di Venezia magari ci saremmo riusciti. Però è vero: a Roma festeggiarono per altri sei mesi».
Ancelotti può dare questa mentalità?
«Sì, lui ha dentro di sé quella sana cattiveria. Lui si diverte a vincere, quando ha buoni calciatori gli piace giocare bene ma sa anche capire quando è il momento di randellare. È l’uomo di esperienza che ci voleva al Napoli». 
Che Juventus-Napoli sarà oggi?
«Mi attendo una partita di rispetto, con Allegri e Ancelotti che avranno la voglia di vincere. Ma l’attenzione a non perdere».
Una delle madri (o padri) di tutte le Juventus-Napoli è stata quella decisa da Altafini. 
«Vincemmo e praticamente conquistammo lo scudetto. Ero in campo, lo stadio era pieno di bandiere azzurre. Uno spettacolo».
Che scelte si aspetta da Allegri?
«Loro stanno correndo su due binari, scudetto e Champions: ha solo l’imbarazzo della scelta. Alla fine sa che non potrà accontentare tutti i giocatori che vorrebbero giocarle tutte. L’unico problema vero è questo. Ma anche Ancelotti è alle prese con gli stessi interrogativi».
Hamsik regista la convince?
«Mi pare che stia imparando»
Si può anche a 31 anni?
«Io sono migliorato tecnicamente a 34 anni con Nils Liedholm sulla panchina del Milan, basta avere la voglia di imparare».
L’eventuale scudetto di Ancelotti vale il suo alla Roma?
«Avrebbe davvero lo stessa importanza e lo stesso valore». 
Mercoledì, poi, c’è la Champions. La gara col Liverpool è già decisiva?
«Ma no. Difficile come partita, perché sarà interessante vedere il Liverpool giocare un calcio straordinario, fatto di velocità e intensità. Klopp va sempre in verticale, sempre sempre, attaccano in tantissimi e riescono a recuperare palla in maniera spietata. Ma un punto debole ce l’hanno: nell’ultimo quarto d’ora calano…».
Capello, il Napoli può passare il turno?
«Il Napoli con Ancelotti adesso può giocarsela con tutti. E poi la Champions è questione di testa: l’Inter sembrava spacciata, messa male ma in pieno recupero ha ribaltato il Tottenham».

Fonte: Il Mattino

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