Quando quel giorno di 5 anni fa Mazzarri gli disse «Peppe, vuoi venire all’Inter con me?», come effetto immediato gli regalò una decina di notti insonni. Perché Giuseppe Santoro ha una storia più unica che rara: è stato uno dei pochi napoletani – le sue radici sono nel centralissimo Vomero – capace di portare professionalità e organizzazione nel Napoli. Era il d.s. dell’Avellino quando, nell’estate in cui De Laurentiis acquistò il club, Pier Paolo Marino lo chiamò chiedendogli di salire a bordo. Sin dagli anni della Serie C è stato uno dei dirigenti attivi nella ricostruzione del club. E per 9 anni si è occupato di tutto, o quasi: dall’incarico di responsabile del settore giovanile all’area amministrativa, da quella organizzativa fino al ruolo di team manager. Il Napoli fu una palestra intensa, piena di soddisfazioni e decisiva. L’incrocio con Mazzarri ha fatto il resto, dando il via alla seconda fase della sua vita da professionista: lo ha seguito all’Inter, al Watford e oggi team manager al Toro.
IL PRIMO TITOLO
Tra i mille impegni nel primo Napoli di De Laurentiis, anni pioneristici e con poche risorse, i ricordi più dolci si legano al percorso da direttore del vivaio. Lavorare con i giovani è sempre stato il suo sogno, farlo nel Napoli lo era ancora di più. De Laurentiis deve tantissimo a Santoro: fu lui a scoprire Lorenzo Insigne, acquistandolo dalla scuola calcio Olimpia Sant’Arpino per 1500 euro (!) nel 2006. Nel suo vivaio c’erano anche Maiello, Izzo, Sepe, Ciano, e non a caso vinse 2 scudetti Berretti (nel ‘04 fu il primo titolo di De Laurentiis) e sfiorò 2 scudetti Under15. Fonte: gasport