German Pezzella: “Il 3-0 al Napoli? Fu il match perfetto. Per la gara di domani non parto battuto”

Il difensore della Fiorentina: "Simeone? Ha il fuoco dentro"

Incontro in esclusiva con il capitano viola, German Pezzella al Corriere dello Sport, che porta al braccio con onore la fascia che è stata di Astori. Quasi un’ora con lui, di rientro dagli impegni con l’Argentina, per farci raccontare la storia di questa giovane Fiorentina. Lui che ha 27 anni e si trova a fare il capoclasse. Come sempre si deve sognare. Ma con i piedi per terra: l’Europa per tutti, giocatori e tifosi. Uniti come poche volte si è visto, nonostante i dolori, nonostante le sconfitte. Lui che è ancora giovane che deve spiegare a chi arriva, nuovo, che cos’è questo strano gruppo. Tutti legati da un patto di sangue. Una sorta di “brothers in arms”, di compagni d’armi. 

 

Pezzella, la “battaglia” con la Lega per la fascia da capitano dedicata ad Astori l’avete vinta voi. «Dentro quella fascia c’è Firenze, con la sua anima. E c’è pure Davide: il nostro tutto. Non so se siamo stati bravi o determinati, so solo che noi volevamo rispettarne il significato, il sentimento di unità di tifosi, società e squadra. Se siamo questo è grazie a Davide. Ci è sembrato doveroso lottare per lui».

In questa squadra, lei e Hugo, nonostante i soli 27 anni, siete i più anziani. Che effetto le fa? «Quando ero al River, mi sono trovato in squadra con senatori di 32-35 anni. Potremmo sembrare una classe, col professore, Pioli, che chiede silenzio, ma non è così. E’ perfino strano vedere così tanti giovani capaci di capire quando è il momento di scherzare e quando quello di lavorare».

Merito dell’allenatore? «Pioli è un tecnico molto bravo, ma quando si arrabbia non ce n’è per nessuno (ride, ndr)».

14 giocatori della Fiorentina convocati con le rispettive Nazionali: un bel record. «E’ stata costruita una Fiorentina di qualità. Che poi è quello che ha sempre sostenuto la società quando ha detto di voler avviare un nuovo ciclo con giocatori capaci di mettere in campo voglia, energia e forza fisica, ovvero la sintesi del nostro gruppo».

Domani, intanto, c’è il Napoli. Suo fratello vive ancora lì? «Ha giocato nella società Granata 1924, ad Ercolano, ma adesso è tornato in Argentina. Proprio l’altro giorno mi ha detto: “Vai a Napoli proprio ora che io non ci sono più”. Ci abbiamo scherzato».

Che cosa significa per lei la Selección? «E’ il massimo. In quei colori, c’è tutta la nostra euforia per il calcio. Sulla strada del ritorno, però, con Giovanni, abbiamo cominciato a concentrarsi sulla sfida col Napoli».

A proposito di Simeone, cosa l’ha colpita di più? «Il fatto che ha il fuoco dentro. E continua a volere sempre di più».

Giovanni ha pure un tatuaggio particolare, il simbolo della Champions. «Io so che se l’è fatto da ragazzino, 15 o 16 anni, in quegli anni eravamo entrambi al River. Ha sempre detto che quello era il suo sogno. Adesso speriamo, con la Fiorentina, di riconquistare l’Europa».

Qualche mese fa Simeone ha piegato il Napoli con una tripletta: è pronto per il bis? «Quella fu la partita perfetta, dal rosso a Koulibaly in avvio di gara, ai tre palloni toccati e trasformati da Gio. Forse il Napoli era stordito dalla vittoria della Juve che rendeva complicata la corsa scudetto».

E Pezzella sogna? «Sì, ma ho imparato che non bisogna proiettare mai la testa troppo avanti».

La Juventus è la candidata allo scudetto? «E’ presto per dirlo, ma vincere 7 campionati di fila non succede per caso. Con la campagna acquisti fatta, partono favoriti».

Chi è che insegue? «A Icardi ho detto che qualche intoppo all’inizio della stagione può succedere, ma i nerazzurri non sono da sottovalutare. Come Roma e Napoli».

E dopo chi viene? «Dopo le 5-6 squadre di altissimo livello, nelle altre 5-6 che inseguono ci siamo anche noi. Non parto battuto, i miracoli esistono: il Leicester lo sta a dimostrare».

Quale l’attaccante che le ha creato più difficoltà? «Immobile. Poi ci sono i soliti Higuain, Icardi, Dybala, Lautaro Martinez e Dzeko».

E vedere Benassi capocannoniere che effetto le fa? «E’ uno dei miracoli a cui mi riferivo poco fa (ride di gusto, ndr)».

Questa Fiorentina, rispetto a quella di un anno fa, sembra più cinica. E’ così? «L’anno scorso ci è mancata lucidità. Contro l’Udinese, invece, abbiamo dimostrato di aver capito dagli errori del passato».

La Redazione 

 

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