Ieri il numero uno azzurro De Laurentiis aveva voglia di parlare e, al termine del gruppo di lavoro dell’Eca “Marketing e Communications” che presiede da un anno, si è seduto su una delle poltrone di pelle dell’hotel Le Meridien. Così ai microfoni del CdS
Il San Paolo per lei è una ferita aperta.
«Per me è un nightmare (incubo, ndr), un minus e mi toglie dei punti di upgrading a livello internazionale avere un impianto del genere. È un peccato. Per questo, dico basta: non faccio più polemiche e mi costruisco un mio stadio. Punto e basta. Non si può più andare avanti così».
Quanto tempo servirà?
«Due anni. Nessuno può dirti niente se metti i soldi tuoi e hai i terreni che sono utilizzabili per costruirci un impianto. Se ci sono queste condizioni può esserci un’accelerazione fortissima».
Nel frattempo…
«Nel frattempo ho chiesto all’Uefa l’autorizzazione a disputare le partite di Champions a Bari. A costo di pagare di tasca mia 1.000 pullman e di consentire ai napoletani di assistere alle gare al San Nicola. Quando sono entrato lì per la prima volta ho capito subito che è un signor stadio. È stato un po’ lasciato andare, ma rispetto al San Paolo che è stato costruito nel 1959… Lo ha disegnato un certo Renzo Piano e non è come il nostro… Certi giocatori, quando l’hanno visto per la prima volta, se ne volevano andare da Napoli…».
Al San Paolo tornerete sabato per giocare contro la Fiorentina e per dimenticare l’amarezza lasciata dal ko contro la Sampdoria. Se lo aspettava uno scivolone così?
«Io ho sempre detto che quando cambi un allenatore, cambi tutto e quindi ci vogliono quelle 8-9 partite per assestarsi. Si deve ambiante il tecnico, deve conoscere i vari calciatori e poi c’è il diavolo sempre dietro l’angolo. Chiriches per esempio si è rotto il crociato, una vera sfortuna. Ancelotti però, da persona intelligente qual è, ha capito che Luperto era un ottimo elemento, lo ha provato in precampionato come terzino sinistro e lo ha tenuto. Siccome lui è un centrale, adesso in rosa fungerà da jolly».