Dopo 25 anni la Serie A è ripartita senza un Cannavaro protagonista. Cominciò Fabio nel ‘93, poi si unì anche Paolo che dopo il ritiro del fratello maggiore ha «tenuto» a Sassuolo fino al dicembre del 2017. «Il problema è per papà Pasquale e le sue abitudini» scherza il capitano azzurro che alzò la Coppa del Mondo a Berlino.
Fabio, magari presto il nonno potrebbe seguire il nipote Christian che potrebbe giocare in B a Benevento…
«Lasciamolo crescere tranquillo, senza pressioni. Di lui non parlo».
D’accordo, allora apriamo il libro dei ricordi di Parma-Juventus, una sfida che poteva valere anche lo scudetto negli anni 90, quando giocava in Emilia.
«Già. E di sfide belle ne ricordo tante. Una su tutte nel gennaio 2000: finì 1-1 al Tardini e pareggiammo nel recupero con un gran gol di Crespo, in nove contro undici. Era la Juve di Ferrara, Zidane, Del Piero e Inzaghi. Fu come una vittoria».
Ma la gente ricorda anche la partita di ritorno a Torino di quel campionato, con un gol annullato da De Santis per… fallo di confusione.
«Quante polemiche intorno a quella partita. L’arbitro sbagliò e può succedere. Restano sfide davvero esaltanti».
A Parma ha lasciato una parte di cuore.
«Città bellissima, dove sono cresciuto con la mia famiglia. E questa crescita mi ha costretto a ben 5 traslochi di casa in 7 anni. Un po’ troppi, ma siamo stati felici così. Oggi il confronto con la Juve è impari, ma pensare al Tardini di nuovo riempito di entusiasmo, dopo l’amarezza della serie D, mi dà gioia».
La Juve è proprio imbattibile?
«In una partita del genere hai poco da perdere e chissà… Però i bianconeri sono fortissimi, fanno paura. E non solo per l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Per esempio a me Emre Can piace tantissimo. E poi Allegri sa sempre cambiare la squadra, secondo avversario e momento di forma dei giocatori. Difficilissimo sorprenderli».
Juve da Champions, dunque strafavorita per l’ottavo scudetto consecutivo.
«Sì. E secondo me il gap è aumentato. Nel senso che i club che inseguono non si sono migliorati nelle infrastrutture. La Juve dopo Vinovo ha realizzato un nuovo centro sportivo, ora ha pure la squadra femminile di vertice. E poi si sente forte come club e non ha paura di cambiare. Non era semplice chiudere il rapporto con Buffon e Marchisio. Ha creato un meccanismo virtuoso. Non basta il mercato, pur importante, di Inter, Milan e Roma: le altre restano indietro».
Pure il Napoli del suo amico Ancelotti?
«Carletto farà benissimo. Ma io parlavo più in generale, qui non è solo una questione di campagna acquisti».
Anche perché i suoi concittadini sognavano Cavani, che tornerà al San Paolo solo da rivale.
«Dopo Ronaldo in bianconero a Napoli aspettavano Messi. Ma i tifosi sono fatti così, si sa. Certo, gli azzurri non sono stati fortunati nel sorteggio di Champions. Però l’esperienza internazionale di Ancelotti li porterà a far bene e contro Psg e Liverpool hai poco da perdere e molto da guadagnare. Almeno in esperienza».
Lei è noto anche per i suoi quaderni dove da giocatore appuntava tutte le cose più importanti apprese dai tecnici avuti: cosa è rimasto scritto di Ancelotti?
«La difesa a zona. Io prima ero abituato a seguire solo l’uomo e con lui ho appreso movimenti e posture corrette. Ma è difficile contenere Carletto negli appunti. Quello con lui è stato un rapporto umano eccezionale. Basta dire che quando ci salutò per andare al Milan noi giocatori piangemmo. Grande persona, anche se…».
Fuori il rospo.
«Quando arrivò a Parma, io ero abbastanza giovane e si convinse che potevo rendere meglio come terzino sinistro. Credo sia stato uno dei pochi errori come allenatore… Infatti da persona intelligente poi spostò me e Thuram in mezzo e diventammo una grande difesa».
Hamsik regista, come Cannavaro terzino sinistro…?
«Per me, più Marek sta vicino alla porta e meglio è per il Napoli. Ma è chiaro che lui e Zielinski insieme da mezzali non sono sostenibili. Sono sicuro che Carlo troverà la soluzione migliore per la squadra. Intanto sta sfruttando in maniera intelligente l’ottimo lavoro di Sarri».
Carlo le ha chiesto consigli su come vivere a Napoli?
«Mi pare non serva, ho visto che già si muove bene in città e va nei posti giusti. Avesse bisogno, basta bussare: come nei condomini napoletani, sempre a disposizione per un amico e un inquilino così».
Tempo fa era stato a Castel Volturno per vedere un allenamento di Sarri e ne era rimasto colpito.
«Ho apprezzato l’intensità, l’occupazione degli spazi in campo».
Il suo amico Gattuso nel gioco sembra stia diventando sarriano.
«È il calcio moderno che va in questa direzione. È tutta questione di tempi e spazi. E Rino è bravo in questo. Sarri credo farà bene in Premier. Ma va detto che come Ancelotti ha sfruttato intelligentemente il suo lavoro, Maurizio lo ha fatto con Conte. Antonio non starà simpatico a molti, ma ha lasciato una cultura del lavoro importante. Se andate a guardare, i giocatori del Chelsea sono stati fra i migliori al Mondiale, almeno sulla condizione fisica».
In Cina il suo Evergrande è sempre protagonista: ma quando la rivedremo in Italia?
«Non voglio fare il prezioso, ma a Guangzhou mi trovo bene e da fuori guardo le cose in maniera diversa, più distaccata. Anche se continuo ad arrabbiarmi. Il calcio italiano è rimasto indietro a livello di infrastrutture e non solo. Il sistema non funziona e, anche se dolorosa e per certi versi discutibile, la scelta di tagliare club dai campionati professionistici era obbligata. Non vedo ancora voglia di voltare pagina e crescere. Servono uomini nuovi e tanta umiltà».