Gazzetta – Juve/Napoli non passa mai di moda, appuntamento a Torino alle 7^ giornata. Negli anni 80 era Platini contro Maradona

Negli anni 80 era Platini contro Maradona, bilancio in equilibrio e una rivalità rimasta nella storia. Nell’ultimo triennio è stato più che altro Allegri contro Sarri — i top player del calcio moderno sono spesso i tecnici — ma esito scontato per i bianconeri. Tanto che l’altro giorno, rispondendo a De Laurentiis che gli rimproverava di non aver vinto niente in tre stagioni, Sarri ha sbottato: «Sì, ma c’era sempre la Juve». E oggi che Sarri s’è liberato dall’incubo ed è arrivato Ancelotti?

NUOVA SFIDA

 Uno dei due interpreti è cambiato, ma lo scenario è ancora quello: da Juve-Napoli sfida dell’ultimo campionato a Juve-Napoli in testa alla Serie A (al momento, chissà per quanto, con l’«intrusa» Spal). Non si possono trarre conclusioni dopo 180’, Roma e Inter, al di là dei dolori di crescita, non possono essere trascurate. Ma il dato è inequivocabile: sono Juve e Napoli le squadre più solide (con l’Atalanta). La domanda è: Ancelotti riuscirà a tener testa o, addirittura, a far meglio di Sarri?

LAVORO ANCELOTTI 

Ci vuol coraggio a dire che la Juve non sia più forte dopo aver preso Ronaldo, Bonucci, Can e Cancelo. Deve solo capire come esprimere questo potenziale. Discorso diverso per il Napoli che ha perso il giocatore chiave della manovra (Jorginho) e cambiato guida tecnica. Non è uno scherzo passare dal calcio scientifico di Sarri a quello più «libero» di Ancelotti, almeno per chi ha masticato a lungo schemi e situazioni tattiche. S’è visto nelle prime due uscite: due volte in svantaggio (0-1 con la Lazio, 0-2 con il Milan), qualche esitazione difensiva (anche perché i reparti, abituati ad altri movimenti, sono apparsi scollegati) e poi risultato ribaltato. Perché la cifra tecnica è alta, molto alta, e Ancelotti — parola di Lippi — il miglior allenatore italiano.

ESALTARE CR7

 Allegri ha abbondanza di scelte, forse troppe: quando nel suo accento livornese dice «non ci ho capito niente», scherza ma fino a un certo punto. L’impressione è che anche lui stia studiando la formula migliore. D’altra parte è la sua storia in bianconero: ogni stagione un cambio in corsa, sperimentando giorno dopo giorno, mai ha finito come aveva cominciato, per cui è difficile che il 4-3-3 sia il sistema definitivo. Il cerchio si chiuderà quando troverà il modo di esaltare Ronaldo (che secondo noi passa per un Dybala trequartista e, forse, per un Pjanic più avati). Ma la Juve è già fortissima così, si vede che mette soggezione psicologica, anche se per avvicinarsi al Real deve essere più «alfa» in area.

IL POST-JORGINHO 

Il Napoli, pur senza stravolgimenti, va comunque ridisegnato o almeno riprogrammato. Questo potrebbe concedere un vantaggio iniziale ai bianconeri. Il calcio di Ancelotti è diverso da quello di Sarri, più semplice da interpretare, non più banale, ma per riprodurre il 4-3-3 serve un altro Jorginho. Che non si vede o, meglio, non crediamo possa essere Hamsik che non era una mezzala alla Pjanic, predisposta al cambio tattico, ma uno splendido incursore dal ruolo indefinibile. Anche se con Sarri la regia offensiva passava spesso da lui. Ma non davanti alla difesa dove la disabitudine al ruolo può creare problemi.

DOPPIO CENTRALE

 Due le cose. Ancelotti decide di rivolgersi a Diawara che, dopo le meraviglie giovanili, s’è un po’ fermato (o è stato fermato): quello visto a Bologna sarebbe il play che può dialogare con Zielinski regista avanzato. Ma quanto vale oggi Diawara? E quindi soluzione due: si cambia sistema, doppio centrale, più rassicurante, per esempio Diawara-Fabian Ruiz. Per una terza soluzione da sogno — Zielinski al posto di Hamsik (per caratteristiche tattiche e fisiche sarebbe in teoria più adeguato) — si dovrebbe lavorare. Risolto il problema, Ancelotti potrà dedicarsi all’attacco, dove è stato recuperato il centravanti vero (Milik, indispensabile in una manovra più classica). Ma dove Mertens avrà spazio ben oltre l’entrata «alla Altafini» di questo inizio, nel nome di un indispensabile turnover, compreso Verdi. Meno margini su esterni in difesa e in porta: i limiti, alla lunga, potrebbero farsi sentire.

SCONTRO DIRETTO

La sfida diretta arriverà presto, 7a giornata, a Torino. Quel giorno, calendario alla mano, Juve-Napoli potrebbero ancora essere al comando, anche se le rivali di Ancelotti (soprattutto Fiorentina e Torino) sembrano più insidiose. Ma da qui al 30 settembre si passerà per il sorteggio di Montecarlo, le nazionali e la prima di Champions. La Juve sembra più forte, ha almeno due titolari per ruolo (il Napoli no), è abituata a lavorare su più fronti (cosa che Sarri soffriva), non sembra mai appagata, ha CR7, e spesso Allegri «incartava» Sarri. Ma Ancelotti ha già portato serenità: se riuscisse a combinare la sua filosofia con i meccanismi sarriani, potrebbe essere ancora Juve-Napoli.

Fonte: gasport

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