Sono volati via dodici anni dal giorno in cui il bambino Hamsik ch’era in lui s’affacciò a Castel Volturno: la sentiva urlare di rabbia, quel giorno, ma era il lamento dolente d’una Napoli delusa, forse perché inconsapevole d’essere dinnanzi al proprio totem. E dodici anni dopo, nella sala consiliare del comune di Castel Volturno, gli occhialini da intellettuale, il pizzetto e la cresta restano adesso abbagliati da quell’onda non certo anomala d’affetto che gli piomba addosso: gli hanno le chiavi della città, gli hanno dolcemente sussurrato che sono grati «di quella scelta ma soprattutto d’avvertirne le presenza, sempre» e l’hanno stretto a sé, fino a quando sarà possibile. Cittadino onorario, quindi per sempre, perché Hamsik è ormai uno di loro, e lo vedono «mentre accompagna i bambini a scuola e mentre va a far la spesa con la moglie al supermercato e ne restano colpiti dalla umanità e dalla sensibilità».
LA NOSTRA SPERANZA. Hamsik è il capitano, e ce n’è uno solo, ma anche, soprattutto la speranza per uscire dal torpore, un messaggio verso se stessi, verso Castel Volturno, che vorrebbe dirgli e dargli altro: «Che hai voluto abitare qua e ti sei reso protagonista di qualsiasi percorso di integrazione sportiva nella quale se stato chiamato in causa». Hamsik è il simbolo di una terra ampia, non soltanto l’idolo di Napoli: nel 2012 divenne cittadino onorario di Taurano e ora lo diventa di Castel Volturno, dove ha messo tenda, ha comprato casa, s’è radicato «e si sente uno di noi e per questo gli siamo riconoscenti». L’uomo che mette d’accordo le opposizioni, che dirada le visioni politiche e riesce persino ad assemblarle, che adesso sta lì e si prende il plebiscito dell’intero consiglio comunale, ovviamente d’accordo sulla proposta del sindaco, Dimitri Russo, «per aver partecipato attivamente alla vita quotidiana, per essere modello di vita con la sua famiglia e coltivato rapporti umani».
LA SUA PROMESSA. L’Hamsik che osserva il protocollo, nella sala affollatissima, è visibilmente emozionato, e però prima che la seduta del consiglio comunale venga chiusa, si espone in prima persona: «Quando sono arrivato qui, ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia seconda casa e così è andata: qui non ho mai avuto problemi, ho sempre trovato affetto e i miei figli stanno crescendo a Castel Volturno, dove rimarrò».
Il resto, il calcio, è affidato, come sana abitudine, al proprio sito, un angolo personale in cui ritagliarsi un dialogo con i tifosi: «Abbiamo mentalità vincente e si è visto anche contro il Milan e stavolta è stata dimostrata anche la nostra forza. La vittoria è stata meritata e due successi, in questo inizio, contro squadre di questo livello possono solo far bene e darci fiducia». I politici non parlano così: va a finire che un giorno lo faranno Sindaco.
Fonte: CdS