Ancelotti il trasformista
Prima il passaggio al 4-2-3-1, con l’innesto di Mertens. Ma sono stati soprattutto i due successivi cambi che hanno dato la dimensione del tecnico di assoluto livello, con le spalle larghe e senza paure di condizionamenti ambientali. Perché sul 2-2 togliere Zielinski, il migliore in campo, per inserire Diawara più che un azzardo sembrava quasi una rinuncia. Invece con i quattro moschettieri lì davanti (spettacolo puro ammirare insieme Callejon, Mertens, Insigne e Milik) che si divertivano, c’era bisogno di equilibrio in mediana. Che poi l’azione del 3-2 sia partita da un esterno destro felpato e preciso del nuovo entrato, rientra in quell’imponderabile, in quella fortuna che aiuta gli audaci. Infine quando Mario Rui si è fatto male e sembrava scontato l’ingresso dell’ultimo acquisto, il francese Kevin Malcuit, ecco che Ancelotti ha dato un altro importante segnale al gruppo: entra Luperto, perché ha lavorato (e bene) per tutto il ritiro. E alla fine guardi come si comporta in campo il nazionale Under 21 e capisci che il tecnico non è tanto aziendalista (l’accusa dei catastrofisti) ma uomo di campo che sa valutare a fondo i propri giocatori.
NUMERI e MOVIMENTI.
Mentre si commentava il passaggio al 4-2-3-1, candidamente nel dopo partita Carletto parlava di 4-4-2, a dimostrazione che più dei numeri contano atteggiamenti, movimenti e intesa. Da settimane lavorava a questo passaggio, che è un ulteriore salto di qualità. Contava di arrivarci per gradi, invece le esigenze di una rimonta che non poteva attendere lo hanno spinto. Anche in questo caso nessuna frenesia. Ma l’impressione da fuori, e soprattutto dall’interno dello spogliatoio, che il nostro conosca molto bene gli ingredienti a disposizione e sappia «cucinarli» come un grande chef. Et voilà, dopo silenzi e mugugni sinistri il San Paolo si riempie di gioia ed entusiasmo. In meno di mezz’ora la partita viene ribaltata e ci piace pensare che nelle sliding doors della vita e dello sport, Ancelotti abbia preso la porta giusta. Dove arriverà è impossibile saperlo. Ma ha conquistato il suo gruppo con i fatti, ha mostrato di saper dare spazio a tutti e ancora ci sono «gioielli» come Fabian Ruiz e Simone Verdi che devono ancora esordire, oltre a Meret e al terzino Malcuit. Fonte: GdS