Un centinaio di teppisti (in prevalenza si trattava di iscritti al gruppo «Bronx» della Curva A, ma tra loro c’erano anche una decina di ultrà della B) attesero al termine della partita l’arrivo della carovana di supporters bergamaschi che avrebbero dovuto risalire sui treni. L’agguato era stato programmato in ogni dettaglio: due «falangi» strinsero a tenaglia gli atalantini lanciando loro contro anche molotov. Bastarono 24 ore per identificare la maggioranza degli assalitori e per far scattare perquisizioni e denunce per associazione a delinquere finalizzata alla detenzione dillegale di armi, lesioni personali nei confronti dei tifosi avversari, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Solo grazie al dispositivo messo in campo dalla Questura venne evitata una strage.
L’ESTORSIONE
C’è un’altra macchia indelebile nel passato recente di alcuni delinquenti travestiti da ultrà della Curva B: è quella che riporta a un’altra delicata indagine coordinata dalla Procura su un tentativo di estorsione portato alla Società Sportiva Calcio Napoli in uno dei suoi momenti più delicati: quando giocava per risalire la china apertasi con il baratro della retrocessione in serie C. È vero, tra i promotori poi riconosciuti colpevoli c’erano dei facinorosi del settore Distinti: ma gli inquirenti accertarono che quel lancio di petardi, razzi e bombe carte che trasformarono il San Paolo in una trincea di guerra nel match contro il Frosinone il 2 dicembre 2006, quando furono lanciati dal settore distinti una dozzina di petardi che provocarono la sospensione della partita e la decisione di far svolgere a porte chiuse la successiva partita casalinga. Le telecamere di videosorveglianza consentirono di individuare come responsabile del lancio un appartenente al gruppo Ultras 72 della Curva B. Una vendetta deliberata. Un piano per colpire De Laurentiis, che aveva tagliato le scorte di biglietti omaggio garantiti dalla società al tifo organizzato.
Fonte: Il Mattino